Il governatore repubblicano dello Utah ha firmato una legge che richiede a tutti i cellulari e tablet venduti nello stato di bloccare in modo predefinito la pornografia. I critici la definiscono un’intrusione significativa nel diritto del Primo Emendamento alla libertà di parola. Il governatore Spencer Cox, invece, sostiene che la misura invierebbe un «messaggio importante» per impedire ai bambini di accedere a contenuti online espliciti.
Questa è l’ultima mossa nella campagna legislativa dello Utah per limitare la disponibilità di porno. Lo sponsor del disegno di legge, Susan Pulsipher, si è detta «grata» che il governatore abbia firmato il testo e spera che questo aiuterà i genitori a impedire ai loro figli un’esposizione involontaria alla pornografia. Il National Center on Sexual Exploitation ha applaudito la decisione, sostenendo che attivare i filtri per impedire l’accesso alla pornografia per alcuni genitori può essere complicato. «Lo Utah ha approvato una soluzione critica e di buon senso per aiutare a proteggere i bambini vulnerabili dall’accesso a contenuti pornografici dannosi su telefoni e tablet», ha detto il direttore esecutivo Dawn Hawkins in una dichiarazione.
I critici del provvedimento, tra cui la star del cinema per adulti Cherie DeVille, avevano chiesto al governatore di porre il veto alla misura basando la richiesta sulle implicazioni della libertà di parola. Affrontando la questione costituzionale, l’onorevole Pulsipher afferma che gli adulti possono semplicemente disattivare i filtri.
I legislatori dello Utah hanno combattuto a lungo contro la pornografia, avendo precedentemente imposto etichette di avvertimento su pubblicazioni cartacee e online e dichiarato il porno una vera e propria «crisi per la salute pubblica» nel 2016 quando il governatore era Gary Herbert: «Ci rendiamo conto che questa è un’affermazione audace» disse il governatore, riconoscendo che alcuni non sarebbero stati d’accordo sulla definizione di crisi sanitaria. «È, però, la verità a tutti gli effetti».
La risoluzione del 2016 identifica una serie di «impatti individuali e sulla salute pubblica e danni sociali» che attribuisce alla pornografia, tra cui:
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