La notizia non si è fatta attendere: già durante il primo dei tre giorni di assemblea plenaria digitale della Conferenza episcopale tedesca (23-25 febbraio) è giunta la notizia della nomina della teologa Beate Gilles (foto a lato) a nuovo segretario generale della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e a direttrice dell’Associazione delle diocesi della Germania. Succede al gesuita Hans Langendörfer e assumerà ufficialmente l’incarico il prossimo 1 luglio.
Il presidente della Dbk, il vescovo Georg Bätzing, ha commentato così la nomina della Gilles, prima donna a ricoprire un tale ruolo: si tratta di un «segnale forte che i vescovi stanno mantenendo la promessa di promuovere le donne in posizioni di leadership».
LA PROTESTA DEL MOVIMENTO “MARIA 2.0”
E proprio in relazione al riunirsi della Conferenza episcopale tedesca, il movimento Maria 2.0 (nato un paio d’anni fa su iniziativa di un gruppo di donne e che si prefigge lo scopo principale di rivendicare il sacerdozio femminile e la abrogazione del celibato sacerdotale) ha scelto lo scorso fine settimana per dar vita a una manifestazione di protesta che ha trovato eco su diversi media nazionali. Si è trattato di un atto simile nelle modalità e nelle finalità, seppur differente nello specifico dei contenuti, a quello compiuto poco più di 500 anni fa, il 31 ottobre 1517, Martin Lutero, con l’affissione sul portale della chiesa del castello di Wittenberg, nel nord della Germania, le sue 95 Tesi, rimaste quale “simbolo” della Riforma protestante. Il movimento Maria 2.0 ha infatti affisso sulle porte di diverse chiese tedesche un foglio con 7 Tesi. «Con questa pubblicazione di tesi in tutta la Germania», si legge sul sito di riferimento, «[…] sosteniamo le nostre richieste di riforme verso una chiesa sostenibile, fraterna e diversificata».
Queste le tesi (foto a lato): 1. #Giusta – Pari dignità – Pari diritti; 2. #Partecipativa – Responsabilità comune; 3. #Degna di fede – Trattamento rispettoso e trasparenza; 4. #Variopinta – Vivere in relazioni di successo; 5. #Vicina alla realtà – Senza celibato obbligatorio; 6. #Responsabile – Gestione sostenibile; 7. #Rilevante – Per le persone, la società e l’ambiente.
Tesi che, dunque, parlano di annullamento delle differenze sessuali; di diritti Lgbt; di una morale sessuale da aggiornare, che «è ormai estranea alla vita dei credenti e discriminatoria. Non si basa sull’immagine cristiana dell’uomo e non è più presa sul serio dalla maggioranza dei credenti»; di ingiusti clericalismo e impostazione gerarchica, che «promuove l’abuso di potere in tutte le sue disumane forme»; di una Chiesa che non ha fatto, e non fa, abbastanza contro le violenze sessuali; di un celibato sacerdotale che non ha ragion d’essere, in quanto «impedisce alle persone di seguire la loro vocazione»; di una gestione economica da parte delle gerarchie ecclesiastiche poco coerente e, anche, di una Chiesa ormai poco credibile e dalla scarsa rilevanza sociale.
Rivendicazioni già note e caratteristiche del movimento Maria 2.0, ma che ora vengono messe in ordine e rese pubbliche con un gesto fortemente caratterizzato appunto dal richiamo, esplicito e simbolico, a Martin Lutero e alla sua “rottura” con la Chiesa del suo tempo. Allora, nel XVI secolo, la Chiesa, guidata da papa Paolo III, rispose alle istanze protestanti con la convocazione del Concilio di Trento (1545-1563), che diede avvio alla cosiddetta “controriforma”, nel solco della fedeltà a Cristo e ai Suoi insegnamenti, ben esemplificata da figure quali papa Pio V, papa Gregorio XIII, o san Carlo Borromeo… un argine, anche geograficamente inteso, che preservò la cattolicità.
Oggi, ancora dal nord, torna a spirare lo stesso vento di “rottura”, anche con le discussioni in atto in relazione al “Cammino sinodale” (Der Synodale Weg) che, lo ricordiamo, ha tra i punti in esame anche quelli riguardanti le donne e il sacerdozio.
E, con il passare dei mesi, l’evidenza si fa sempre più grande: una risposta ufficiale non potrà tardare ancora molto.
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