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La Polonia imporrà multe fino a 13,5 milioni alle “Big Tech” che censurano su basi ideologiche
NEWS 22 Febbraio 2021    di Redazione

La Polonia imporrà multe fino a 13,5 milioni alle “Big Tech” che censurano su basi ideologiche

In considerazione della crescente censura applicata dai giganti social, la Polonia sta preparando una nuova legge che prevede multe fino a 13,5 milioni di dollari quando si riterrà che la censura incida sui diritti di “libertà di espressione e libertà di dibattito” nel paese. Sebastian Kaleta, vice ministro della giustizia polacco, ha dichiarato infatti che sono al vaglio nuove leggi che prevedono importanti sanzioni per le grandi aziende tecnologiche (Big tech) che censurano gli utenti o rimuovono post per ragioni ideologiche. In un’intervista a Fox News, Kaleta ha dichiarato che i social media hanno preso di mira i conservatori, la cristianità e i valori tradizionali, censurando account o rimuovendo post. «Vediamo che quando le Big Tech decidono di rimuovere contenuti per scopi politici, si concentrano per lo più su contenuti cristiani, conservatori e di destra»», ha affermato Kaleta, aggiungendo che «vengono cancellati nel nome delle loro “politiche sulla retorica d’odio”, sebbene non abbiano nessun diritto legale per farlo».

Con la nuova legge, gli utenti avranno il diritto legale di presentare ricorso contro la rimozione del proprio account e le rimozioni di contenuti e saranno serviti da un nuovo tribunale per la protezione della libertà di espressione. Se il tribunale si pronuncia a favore dell’utente, il contenuto eliminato deve essere ripristinato e l’azienda deve essere soggetta a una multa fino a $ 13,5 milioni.

«La libertà di parola non è qualcosa che deve essere deciso da moderatori anonimi che lavorano per aziende private, se Big Tech si considera un’organizzazione sufficientemente autorizzata da mettere a tacere un presidente in carica degli Stati Uniti, invia un messaggio al mondo: possiamo bandire chiunque, quando vogliamo». Il viceministro ritiene che 40 anni sotto il comunismo abbiano dato al Paese un’esperienza del valore della libertà di espressione e della necessità di riconoscere quando bisogna porre un freno a nuove tendenze allarmanti come la censura. Anche il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha dichiarato: «Siamo ora sempre più di fronte a pratiche che credevamo fossero relegate al passato. La censura della libertà di parola, un tempo dominio dei regimi totalitari e autoritari, è ora tornata, ma in una nuova forma, gestita dalle multinazionali, che mettono a tacere chi la pensa diversamente».

E ora pare che anche l’Ungheria stia seguendo l’esempio della Polonia nella lotta contro la censura dei social, con il ministro della giustizia Judit Varga che il mese scorso ha dichiarato che il governo del primo ministro Viktor Orban non tollererà intrusioni nella libertà di parola. In un post su Facebook, Varga ha parlato della possibilità di sanzionare i social media per quelle che ha definito «violazioni sistematiche» della libertà di parola, e ha annunciato che presenterà un disegno di legge per «regolare le operazioni nazionali delle grandi aziende tecnologiche». Il ministro Varga ha anche aggiunto nel suo post che la questione “censura” dovrebbe essere affrontata a livello di Unione Europea, ma che «a causa di questi abusi sistematici, tuttavia, potrebbe essere necessario intervenire prima».


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