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Laogai, nuovo report della BBC ne svela l’ orrore
NEWS 5 Febbraio 2021    di Giuliano Guzzo

Laogai, nuovo report della BBC ne svela l’ orrore

Stupri sistematici di donne. Maltrattamenti. Abusi a non finire. È l’infernale realtà dei laogai e delle donne cinesi incarcerate in essi, così come riportata in un lungo servizio uscito mercoledì sul sito della BBC a firma di Matthew Hill, David Campanale e Joel Gunter, che racconta le terribili condizioni in particolare degli uiguri, minoranza islamica e di etnia turcofona che risiede nel nord ovest del Paese e che costituisce, come noto, solo lo 0,6% della popolazione cinese. I tre giornalisti della BBC hanno raccolto le interviste di diversi ex detenuti e di una guardia, resoconti di prima mano insomma, tutti convergenti nel dipingere un quadro cupissimo, dove dei diritti umani non c’è neppure la minima traccia. La testimonianza più sconvolgente è forse quella di Tursunay Ziawudun, donna reduce da ben nove mesi di detenzione nei laogai. La donna aveva già raccontato la sua storia, ma solo ai media del Kazakistan, dove viveva – parole sue – «nella costante paura di essere rimandata in Cina».

È quindi la prima volta che Ziawudun parla coi media occidentali. E lo ha fatto svelando una vera e propria galleria degli orrori. Nel racconto della donna, le detenute nei laogai dello Xinjiang vengono infatti trascinate fuori dalle loro celle «ogni notte» e violentate da gruppi di uomini col volto coperto. Lei stessa afferma di essere stata torturata con scosse elettriche e quindi stuprata in tre occasioni, sempre da gruppi di due o tre uomini, che la prendevano a calci con pesanti stivali. Non solo. Nel report della BBC di parla di donne che, a causa dei questa situazione sono «impazzite». Naturalmente, Pechino nega tutto. Il portavoce del Ministro degli Esteri ha infatti già fatto sapere che questo servizio sui presunti abusi delle donne nello Xinjiang non ha alcuna base concreta; addirittura, si è ventilata la possibilità che quelli interpellati dalla BBC possano essere «attori» chiamati a recitare una parte.

Ora, possibile che si tratti solo di una montatura? Difficile. Anche perché non è il primo servizio giornalistico di questo tipo. Già nel novembre 2019, infatti, il New York Times pubblicò più di 400 pagine di documenti riservati che descrivevano il giro di vite della Cina contro le minoranze etniche musulmane nella regione di Xinjiang, in particolare i già citati uiguri, rinchiusi in campi di prigionia o nelle carceri; si parlò, in quel caso, della «più grande fuga di notizie da Pechino degli ultimi decenni». Il report della BBC, insomma, non è una novità assoluta, per quanto aggiunga note terrificanti a quanto già si sapeva sui laogai, i campi di concentramento cinesi che sono tutt’altro che una rarità. Basti qui ricordare che, secondo un’indagine del 2008 della Laogai Research Foundation, nella Repubblica Popolare Cinese questi campi ammonterebbero a quasi 1.500, essendo 1.422 per l’esattezza. Ma da quell’indagine sono trascorsi ormai una dozzina di anni, per cui nulla vieta di pensare che i laogai nell’immenso Paese possano oggi essere anche molti di più di allora.

Di certo, ecco il punto svelato dalla BBC, quei campi di lavoro restano tristemente in funzione, con la reclusione anche di donne che vengono sottoposte a torture indicibili. Forse, sarebbe il caso di iniziare a fare più informazione in Occidente su questa terribile realtà di cui, rispetto a qualche anno fa, si sa qualcosa di più. Ma c’è da scommettere che, se tutti o quasi hanno in mente l’immagine di un lager – e solo alcuni quella di un gulag -, pochissimi hanno possono dire di aver visto qualche foto di laogai; i quali però, a differenza dei lager o dei gulag, sono in funzione tutt’oggi.


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