S’intitola Van Gogh. I colori della vita. Doveva essere inaugurata il 10 ottobre a Padova, ma è stata sospesa. Covid permettendo sarà però possibile visitarla fino all’11 aprile 2021. È una mostra che si propone di ricostruire la vita di Van Gogh e il suo tempo, prendendo spunto dalle sue lettere, in particolare dal carteggio con il fratello minore, noto come “Lettere a Theo”, da cui emergono i tratti più intimi della sua personalità.
Vincent Van Gogh nasce in Olanda nel 1853. Figlio di un pastore calvinista, sin da giovane dimostra un’eccezionale sensibilità e una profonda religiosità. Spesso assorto e malinconico, fatica a stringere amicizie e tende a isolarsi. Il maggior sostegno affettivo, morale ed economico gli viene dal fratello Theo, che per tutta la vita contribuirà al suo mantenimento.
Impiegato dapprima presso un antiquario, Van Gogh si rivela inadatto all’attività commerciale, ma entra in contatto con l’arte. Frequenta musei, legge moltissimo, disegna e traduce la Bibbia. Dopo un tentativo come insegnante in Inghilterra, prova invano a farsi ammettere alla facoltà di teologia di Amsterdam (definisce «l’università, almeno per quanto riguarda la teologia, una scuola di falsità e di fariseismo») e, quindi, si iscrive a una scuola di evangelizzazione a Bruxelles, ma non ottiene la nomina a predicatore popolare a causa del suo carattere indipendente, restio a ogni sottomissione.
Nominato provvisoriamente evangelista laico tra i minatori del Borinage, nel Belgio meridionale, dona i suoi averi ai poveri, cura i malati, commenta la Bibbia ai minatori, ma l’incarico non gli viene rinnovato per il suo eccessivo zelo. Continua il suo apostolato nella più assoluta indigenza: la malnutrizione determina… (per leggere l’articolo abbonati o acquista Il Timone)
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