Come ha accolto la Chiesa l’insediamento del cattolico Biden, ora ufficialmente 46° Presidente degli Stati Uniti? Considerando che, come noto, è dai tempi di Kennedy che un cattolico non metteva piede alla Casa Bianca, ci sarebbe stato da aspettarsi – compatibilmente con il periodo pandemico, va da sé – un clima di sollievo e gioia, ricco di speranza. In effetti, chi accoglie questo nuovo inizio presidenziale con entusiasmo, in casa cattolica, non manca. Per esempio, padre Antonio Spadaro, gesuita vicinissimo al pontefice, ha sottolineato che «è importante la volontà di Biden di non dividere». Note di entusiasmo sono arrivate pure da padre James Martin, che ha twittato entusiasta una immagine di Lady Gaga in attesa di esibirsi all’Inauguration Day. Ciò nonostante, chi è chiamato a valutare con forse meno emotività e più attenzione la globalità della politica bideniana dei prossimi anni pare preoccupato. E pure molto. La Conferenza dei vescovi Vescovi Cattolici degli Stati Uniti ha infatti diffuso una nota nella quale, se da un lato non mancano note positive («è il nostro primo presidente dopo 60 anni a professare la fede cattolica»), dall’altro quelle critiche non solo ci sono anch’esse, ma risultano particolarmente pesanti.
«Come pastori, ai vescovi della nazione», si legge infatti in questa dichiarazione, «è affidato il dovere di proclamare il Vangelo in tutta la sua verità e potenza […] quindi si deve sottolineare sottolineare che il nostro nuovo presidente si è impegnato a perseguire determinate politiche che promuoveranno i mali morali e saranno contrarie alla vita e alla dignità umana, soprattutto nelle aree dell’aborto, della contraccezione, del matrimonio e del genere. Di qui la profonda preoccupazione per la libertà della Chiesa e la libertà dei credenti di vivere secondo la loro coscienza». Insomma, pur riconoscendo come positivo lo sforzo del nuovo Presidente «per l’unità nazionale» – giudicato come «benvenuto» -, i vescovi Usa si dichiarano abbastanza preoccupati per quello che Biden e sopratutto la Harris potranno mettere in campo in termini di politiche sui temi etici. Non deve per esempio rassicurare molto, sotto questo punto di vista, la scelta del Presidente di nominare sottosegretario alla Sanità, Rachel Levine, pediatra che sarà quindi la prima persona transgender ad occupare un incarico federale dal Senato. Ma torniamo alla nota della Conferenza episcopale americana che, come abbiamo visto, è stata netta, chiara e, a tratti, dura.
Addirittura troppo, secondo il cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, che su Twitter non ha nascosto il proprio disagio: «La Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, il giorno dell’insediamento del Presidente Biden, ha rilasciato una dichiarazione sconsiderata. A parte il fatto che apparentemente non ci sono precedenti del genere, la dichiarazione, critica del presidente Biden, è stata una sorpresa per molti vescovi, che l’hanno ricevuta poche ore prima che fosse rilasciata». Insomma, la Conferenza episcopale americana avrebbe formulato critiche troppo avventate e poco condivise, secondo il cardinale Cupich, all’indirizzo del nuovo inquilino della Casa Bianca. Fondate o meno che siano le critiche di questo arcivescovo agli altri vescovi, non si può non misurarsi con un dilemma: come diamine farà il Presidente Biden ad «unire l’America» se già il suo insediamento genera divergenze anche aspre tra i vescovi cattolici? Se davvero il buongiorno si vede dal mattino, non si prospetta affatto un periodo di unità, anzi. tutt’altro. Ma, naturalmente, staremo a vedere, sperando che questi primi, poco confortanti segnali siano al più presto smentiti da altri di tenore opposto.
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