Sulla carta d’identità dei minori torna la dicitura “genitore 1” e “genitore 2”. Lo dichiara il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, spiegando che in questo modo si garantisce “conformità al quadro normativo introdotto dal regolamento Ue e si superano le problematiche applicative segnalate dal Garante della privacy” sul decreto del 2019, promosso dall’allora ministro Salvini. Il garante della privacy ha rilevato che la dicitura “padre” e “madre” nella carta d’identità digitale, ha spiegato la Lamorgese, ha comportato forti criticità dal punto di vista della protezione dei dati e della tutela dei minori, nei casi in cui i soggetti che esercitano la responsabilità genitoriale non siano riconducibili alla figura materna o paterna.
Le reazioni del mondo pro life non si sono fatte attendere. Abbiamo contattato Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia:
Proprio mentre siamo in piena pandemia e nel mezzo di una crisi di Governo, l’esecutivo si preoccupa di reintrodurre “genitore 1” e “genitore 2″…
«Credo che sia un atto profondamente grave e ideologico, i bisogni e le esigenze di questo momento non corrispondono a quello che il governo sta facendo, soprattutto a questa modifica del decreto ministeriale proposta dal ministro Lamorgese. Le famiglie hanno dei bisogni concreti e reali e in questo momento l’ideologia non sfama le famiglie che sono, a causa di questa crisi, arrivate alla fame. Non se ne capisce assolutamente il senso e l’urgenza».Il Garante spiega che occorre reintrodurre “genitore 1” e “genitore 2” per adeguarsi alla normativa europea sulla questione formale del trattamento dati. Quindi la forma cambia la sostanza?
«La forma non cambia la sostanza, perché ogni bambino nasce da una mamma e da un papà e non sarà una nuova nomenclatura a cambiare la realtà. È un atto molto grave perché oramai abbiamo imparato, in questi ultimi dieci anni, che a suon di “ce lo chiede l’Europa” è stata smantellata la nostra cultura, la nostra identità, le nostre radici per obbedire ai più ciechi e ideologicamente insensati ordini dell’Unione Europea».Dobbiamo rassegnarci all’idea che la realtà ormai sia un gioco di parole?
«Sicuramente viviamo in un mondo dove il reale è stato sostituito da una serie di inganni, quindi anche con la neo lingua, che diversi romanzi distopici hanno prefigurato già nei primi del 900, ossia manipolando la lingua a proprio piacere, il linguaggio, si cerca di manipolare la realtà. Si cerca, ma è un tentativo vano perché, grazie a Dio, la realtà non può essere modificata. Per quanto ci si possa sforzare c’è una verità che grida per affermarsi, anche se si tenta di soffocarla».
Anche Massimo Gandolfini, Portavoce del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, in un comunicato pubblicato stamattina sottolinea come la realtà non ci si possa piegare a un nuovo lessico: “…Adeguarsi al regolamento UE in materia di privacy è solo la foglia di fico per nascondere una visione ideologica della identità del bambino, che trova nell’imposizione di un nuovo lessico una delle più subdole strategie per smantellare il diritto naturale, riconosciuto anche dalla nostra Costituzione. Nessuna forma di ingegneria sociale potrà infatti mai cancellare il fatto che ogni bimbo è figlio di un padre e di una madre e questo non comporta alcuna discriminazione nemmeno nei confronti dei minori che hanno subito la ferita della perdita di un genitore”
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