Anno nuovo notizie vecchie. O meglio deliri vecchi. Perché di questo si tratta. I fatti li ha sintetizzati bene Francesco Canino del Fatto Quotidiano: «La polemica su Grease è cominciata il giorno di Santo Stefano, quando BBC1 ha trasmesso il film ambientato nel 1958 e diventato un cult assoluto che, a distanza di trentadue anni, non solo macina ascolti dopo centinaia di repliche ma ancora oggi è uno dei musical sbanca botteghino nei teatri più importanti del mondo. A quel punto succede che un giornalista del Daily Mail intercetta una manciata di tweet tranchant contro il film e ne costruisce un articolo, cliccatissimo, che in poche ore ha fatto il giro del mondo. Sessista, omofobo, misogino, eccessivamente bianco: sono queste le accuse mosse al film da un gruppo di giovani spettatori che guardano il film in tv e vergano su Twitter i loro commenti al vetriolo, raggranellando una settantina di likes o pochi di più».
E così i commenti annoiati di qualche spettatore britannico che aveva mangiato forse troppo a Natale, o forse troppo poco a causa del lockdown, hanno nutrito l’ennesima polemica sul nulla. Nel mirino sono finite diverse scene del film, ad esempio quella in cui Putzie, amico di Danny, si sdraia a terra per sbirciare sotto la gonna di due ragazze, e poi la frase pronunciata dallo speaker Vince Fontaine, in cui chiede ai ballerini di non formare coppie dello stesso sesso per il ballo, e ancora la trasformazione della protagonista Sandy che abbandona il look da educanda anni Cinquanta per diventare una pantera sexy fasciata nei suoi leggins di pelle nera. Ma lo scandalo più grande sarebbe quello contenuto nella famosissima “Summer Nights”, quando il coro degli amici di Danny dice «Tell me more, tell me more, did she put up a fight?» (Dimmi di più, dimmi di più, lei ha lottato?), un passaggio interpretato come incitamento allo stupro. E così c’è chi ha chiesto di non trasmetterlo più.
Che dire, ce ne sarebbe abbastanza per tenere i cinema chiusi altri 10 mesi, non fosse per il dramma economico, e magari staccare anche le tv, così forse ci sarebbe il tempo necessario per andare in missione a cercare il luogo misterioso in cui è finita la ragione, ormai data per dispersa insieme al fu buon senso.
Invece no. Sui social network per giorni #grease è stato in trend topic tra accuse, contro accuse, polemiche e meme come se piovesse. C’è da dire che moltissimi si sono scagliati in difesa di una delle pellicole più viste e amate di sempre, anche se tra loro un gran numero ci ha tenuto a sottolineare come il film fosse figlio dei suoi tempi, come a dire, oggi non si potrebbe mandare certo in onda. Non fa eccezione il Tg1, nel servizio realizzato da Caterina Proietti si precisa che il film è stato realizzato «in un contesto sociale non paragonabile, per fortuna alla sensibilità collettiva di oggi». Da segnalare che a scendere in campo in difesa di Sandy e Denny ci sono addirittura due vestali del politicamente corretto, gli insospettabili Fiorella Mannoia e Giorgio Gori che definiscono «insopportabile» la vicenda, evidentemente dimentichi di tutte le volte in cui hanno alimentato questo clima a suon di asterischi, arcobaleni, lotta ai cosiddetti stereotipi e chi più ne ha più ne metta.
In tutto questo pare che nessuno abbia avuto da dire sul passaggio, sempre di “Summer Nights” in cui le amiche di Sandy chiedono «Does he have a car?» o «How much dough did he spend?» ovvero: «Ha una macchina? Quanto ha speso?». Infatti sì sa che gli uomini, soprattutto se bianchi e etero, non sono certo da difendere ma casomai soggetti da cui stare lontano.
Dopo Via Col Vento dunque, metteranno anche Grease sul libro nero. Aspettiamo il momento in cui metteranno al bando anche Biancaneve rea di lavare, stirare e cucinare per sette uomini, e Pretty Woman che evidentemente incoraggia la prostituzione d’alto bordo. Ci lasceranno solo Fazio e la Littizzetto, e il tempo di domandarci se è davvero questo che fa bene alle donne e a questa società.
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