Dossier del Timone dedicato all’antica arte dell’imparare a memoria, con Luigi Girlanda, Mario A. IannAccone, Roberto Manfredini e padre Serafino Tognetti. Parliamo dell’attacco rivoluzionario al sapere nozionistico, della antica arte della mnemotecnica, dell’utilizzo dell’ars memorie che fece il gesuita Matteo Ricci alla conquista della Cina, infine, di quanto è importante imparare a memoria la Sacra Scrittura.
Premessa ideologica del Sessantotto è la negazione del peccato originale e la conseguente affermazione, sulla scia di Rousseau, della “bontà originaria dell’uomo”. Non esistendo una “natura corrotta”, l’insegnamento non deve avvenire con modalità trasmissiva, perché il bambino, in quanto innocente, ha in sé tutte le potenzialità per autoformarsi, senza il bisogno di un sapere esterno oggettivamente dato. Il sapere non si trasmette, ma ognuno lo “costruisce” da sé. Date queste premesse, il Sessantotto elabora una didattica in cui, ovviamente, viene bandito, al di sopra di tutto, l’imparare le cose a memoria.
«Abbasso il nozionismo» è lo slogan da cui prende il via la critica radicale a un sapere considerato sterile e insignificante. Fin dalla scuola primaria è ormai scomparso qualsiasi esercizio di memorizzazione: niente più poesie o filastrocche, niente più tabelline o formulette da imparare a memoria. Così facendo, si sono condannate intere generazioni a smarrire il senso e il valore della memoria, una facoltà della mente umana che, quasi come accade con i muscoli, se non utilizzata ed esercitata finisce per atrofizzarsi. Un sapere non trattenuto è infatti un sapere smarrito. Lo insegnava già Dante… (per leggere il dossier acquista Il Timone o abbonati)