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I cinque punti del vescovo contro l’eutanasia
NEWS 24 Dicembre 2020    di Andrea Zambrano

I cinque punti del vescovo contro l’eutanasia

In Spagna si sta imponendo la legge dell’eutanasia. I vescovi spagnoli hanno più volte preso una posizione molto dura nei confronti del parlamento a maggioranza social comunista. Uno di questi, il vescovo di San Sebastian José Ignacio Munilla ha ribadito i cinque punti con i quali smontare gli argomenti di chi sostiene che malati e anziani possano essere uccisi.

Nel primo il vescovo dice che nell’approccio sanitario della sofferenza alla fine della vita l’ordine dei fattori altera il prodotto. Che cos significa? Che «in Spagna si sta promuovendo una procedura di eutanasia quando non c’è una cura palliativa e migliaia di malati muoiono senza accedervi: «È come voler amputare una gamba in cancrena senza aver prima cercato di disinfettarla», spiega.

A questo proposito rimarca una grande verità: il fatto che non c’è una domanda sociale che richieda l’eutanasia. «È falso ed ipocrita. Abbiamo appena visto come una legge sull’istruzione possa essere presentata sopprimendo la domanda sociale per la scelta dei genitori in ambito educativo». In questo caso invece «sappiamo tutti che la vera domanda sociale è quella delle cure palliative».

Come secondo argomento, Munilla ricorda la grande discriminazione verso quelli che manifestano contro l’eutanasia che sono classificate come persone prive di sensibilità sociale fino ad essere disumani. Ebbene: è uno degli argomenti che si scagliano con più facilità contro chi prova dissenso. Ma «come si può parlare di mancanza di compassione quando non è stato dato il sostegno legale ed economico alla promozione delle cure palliative?», fa notare. Infatti, non si può utilizzare l’eutanasia come «compassione». Anzi, è proprio un modo di utilizzare il termine in maniera «tossica». Si dimentica poi che il primo paese ad aver legalizzato l’eutanasia non è stata l’Olanda, ma la Germania nazista e guarda caso anche in quell’epoca Hitler e i suoi sodali.

Terzo argomento: l’eutanasia e il suicidio come diritti. Su questo aspetto Munilla è molto duro: «E’ assurdo invocare la libertà e i diritti non per un bene ma per un male oggettivo. È una concezione della libertà completamente svincolata dai doveri». E aggiunge citando la Samaritanus Bonus, il recente testo della Congregazione per la Dottrina della fede contro l’eutanasia: «Come non si può accettare che un altro uomo sia nostro schiavo, anche se ce lo chiedesse, ugualmente non si può scegliere direttamente di attentare alla vita di un essere umano, anche se questo lo chiede», dice il documento vaticano.

Come quarto argomento il vescovo di San Sebastian cita la libertà di poterlo fare anche se uno è contrario. «Questo è un falso. Le persone che si avvicinano all’eutanasia sono molto dipendenti e soffrono perché si rammaricano del fatto che qualcuno debba farsi carico di loro. Una legge sull’eutanasia esercita una sottile ed efficace pressione sulle persone affinché mettano in dubbio di togliersi di torno come dei pesi inutili». Non è raro sentire queste persone dire di sé stesse: «Non voglio essere un peso». Quindi «non vogliono morire, ma hanno solo paura di essere di peso a chi li assiste e una legge di questo tipo li spinge e spingerà molti altri a pensarsi così: la legge non darà loro più libertà, ma farà cessare la loro libertà mettendoli sotto pressione».

Infine, quinto e ultimo punto, il piano inclinato che questa legge provocherà: «Nel 2006 hanno approvato il suicidio assistito in Svizzera. L’anno seguente la facoltà è stata estesa ai malati psichiatrici e nel 2013 è possibile uccidere anche persone che non hanno chiesto di morire ma che sono giudicate avere una sofferenza tale da poter far terminare loro la vita».

E così conclude: «Qualcuno ha per caso dubbi che il piano inclinato non abbia fine?».


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