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Bocciature e critiche al presepe in Vaticano
NEWS 18 Dicembre 2020    di Giuliano Guzzo

Bocciature e critiche al presepe in Vaticano

Iniziativa di dubbio gusto oppure astuta trovata all’avanguardia? L’unica cosa certa del presepe «futuristico» dagli artigiani di Castelli in Abruzzo, allestito in piazza San Pietro e inaugurato lo scorso 8 dicembre è che non passa inosservato; se ne parla, molti, quasi tutti ne parlano. Anche se per lo più, inutile girarci attorno, dell’opera in ceramica – con tanto di astronauta e un personaggio che ricorda Darth Vader di Star Wars – si parla male, nel senso che il coro dei critici appare fortemente prevalente e, va detto, autorevole.

Sì, perché i perplessi su questa natività sono, si potrebbe dire, di un certo livello. Come Elizabeth Lev, storica dell’arte che vive Roma ed è docente alla Duquesne University. Avvicinata dal National Catholic Register, la studiosa ha fatto presenti le sue perplessità. «Non ho sentito nessuno dire che si sente più cristiano dopo averlo visto. Anzi, appare così divisivo che mi pare che molti vogliano prenderne le difese». Pur riconoscendo lo spirito di novità dell’opera, se così può essere chiamata, la Lev avanza dunque delle perplessità.

Nel farlo, la storica si chiede se tale allestimento rivoluzionario, per di più di un anno catastrofico come il 2020, non sia un modo criptico per «farci desiderare un presepe tradizionale». Anche se questo fosse lo scopo, ha però evidenziato la Lev, il presepe non è mai nato per essere in conflitto con la tradizione ma, al contrario, per rafforzarla. La docente ha in proposito segnalato come San Francesco d’Assisi iniziò la tradizione del presepe previo permesso pontificio non tanto e non solo per rispetto nei confronti dell’autorità papale, ma perché non voleva, specifica la studiosa, che quell’usanza «fosse interpretata come innovazione fosse interpretata come volta ad innovare appunto» anziché a rievocare «il mistero dell’Incarnazione».

In altre parole, secondo Elizabeth Lev quello in San Pietro è un presepe non solo non convenzionale ma paradossale, dato che la rappresentazione della natività è storicamente servita non per adeguarsi al tempo, bensì per attraversarlo, ossia non per portare l’oscura ma divina grotta di Betlemme ai nostri giorni, bensì per portare verso di essa, insieme ai pastori, l’uomo contemporaneo. Si tratta di una prospettiva completamente rovesciata, con il presepe del Vaticano che quindi risponde – culturalmente, molto prima che esteticamente – ad una logica capovolta, di deliberata censura con la stessa essenza di questa tradizione.

Certo, la docente della Duquesne University non ci è andata già leggera. Il punto è che la sua perplessità non è, come si diceva, la sua soltanto, ma rientra nell’ambito di uno sconcerto collettivo, per non dire completamente generalizzato e condiviso. Basti pensare alle parole arroventate del più noto critico d’arte italiano, Vittorio Sgarbi, secondo cui il presepe in san Pietro «non c’entra nulla con la religione cattolica. Persino le pecore, il bue e l’asinello sono irriconoscibili». Sgarbi si è addirittura spinto a parlare di «umiliazione del cattolicesimo».

Parole anche queste molto forti, evidentemente ma, ancora una volta, non isolate. Lo storico dell’arte e giornalista Andrea Cionci, sul quotidiano Libero, ha infatti provato a fare un piccolo monitoraggio. Con questi risultati: «Basta cliccare sul servizio del Corriere della Sera pubblicato su Youtube. Su 48 commenti visibili, 47 sono scandalizzate stroncature […] Sul canale Youtube “Medjugorie tutti i giorni”, non va molto meglio: su 107 commenti visibili, ben 105 sono terribilmente negativi […] Sulla pagina Facebook di Vatican News dedicata al presepe, di 1090 commenti ne sono visibili solo 71 e 36 sono di questo tenore: “Con tutto il rispetto possibile, ma il presepe è a dir poco orrendo!”, “Simbolo della decadenza della Chiesa”, ”Un presepe osceno”».

Insomma, le forti perplessità Elizabeth Lev, secondo cui il presepe vaticano è gravemente contrario alla tradizione, visto il clima complessivo, suonano quasi come complimenti.


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