Mezzo secolo fa, nel 1970, l’artista José Feliciano scrisse e iniziò a suonare la sua canzone natalizia di gran successo, “Feliz Navidad”. Da allora è stato un intrattenitore popolare; altri successi per i quali è noto includono le sue interpretazioni di “Light My Fire” dei Doors e “California Dreamin” dei The Mamas & The Papas, così come musica e sigle per film e programmi televisivi. José è nato cieco in una famiglia cattolica a Porto Rico nel 1945, il quarto di 11 figli. Emigrò negli Stati Uniti da giovane, e oggi vive nel Connecticut. È un cattolico praticante, si è esibito in Vaticano e ha incontrato privatamente Papa Francesco. In questa intervista condivide la sua fede, il suo handicap e la sua musica.
Dio ha un piano speciale per la tua vita?
Ora, mentre se guardo indietro, dico sì. Quando stava accadendo, quando ero più giovane, lo guardavo più come il fatto che Dio aveva pietà di me perché sono nato in un ambiente così miserabile – in più sono nato cieco. In una famiglia latina, più che in una famiglia americana, essere ciechi è come avere la peste. Con questo, intendo, che i miei genitori all’inizio pensavano che non ci fosse futuro per me, quindi, non potevo andare in giro e fare tutte le cose normali… e mi sembrava, ai tempi, che mentre i miei genitori leggevano la Bibbia o facevano altre cose con me, Dio mi spingeva verso l’area musicale. Mi mostrava la luce sin dalla mia nascita. Penso che un bambino inizi davvero a pensare da solo all’età di 4 anni, e in qualche modo a quell’età, quando sentivo i miei zii suonare musica, sembrava che Dio mi stesse mandando un messaggio, che mi stesse guidando in quella direzione. In un certo senso essere cieco mi ha aiutato perché se avessi avuto la vista, probabilmente avrei giocato per le strade e non avrei ascoltato il messaggio che Dio mi stava dando.
La tua famiglia era musicalmente portata?
Mio zio lo era. Suonava il cuarto portoricano, uno strumento a doppia corda. All’età di 4 anni, mio padre mi diede un’armonica. Ma mentre molti bambini ci avrebbero solo soffiato dentro, io da subito stavo davvero suonando brani… Questo è qualcosa che davvero toccò mia madre. Andava in cucina e piangeva in modo incontrollabile perché le sembrava un miracolo. Una volta mentre piangeva, qualcuno le disse: «Ascolta, questo deve essere un segno di Dio». Quando sono nato, mio padre non riusciva ad affrontare il fatto che avesse un figlio nato cieco. In un certo senso pensava che fosse un difetto derivato da lui, ma la gente gli disse, «Ehi, ascolta, non preoccuparti che sia cieco. Non sai cosa Dio ha in serbo per lui in futuro», parole più vere non sono mai state pronunciate!
Di cosa ti piace scrivere canzoni?
Mi piace scrivere di sfaccettature della vita, come le relazioni che possono esistere tra uomini e donne. Potrei scrivere una canzone su tantissime cose, ma sto attento a non immischiarmi in contesti politici. Citerò una questione. Ero a favore dell’aborto, molti, molti anni fa. Mi sarei definito pro-choice. Ma poi quando ho avuto mia figlia Melissa, sono passato dall’altra parte… quando ho sentito il piccolo battito cardiaco di Melissa sul monitor, ho detto, «Beh, aspetta un attimo. Anche se tutto quello che c’è è un battito cardiaco, questa è la vita, questa è la vita».
La tua fede ti ha aiutato in momenti difficili?
Sì, certo. Alcune persone mi hanno detto: «Sei cieco perché era la volontà di Dio». Quella è una sciocchezza! Dio non vuole che i suoi figli siano malati in alcun modo. Se hai una deformità, non è voluta da Dio. È solo una di quelle cose che succede, e a me è successo.
Lei ha detto: “La più grande tragedia per molti disabili è che consentono ad altri di convincerli che ci sono limiti a ciò che possono realizzare. Non è così.
Penso che tutti abbiamo handicap: fisici, mentali, emotivi o derivati da situazioni in cui siamo nati, ma di cui non abbiamo alcun controllo. Ma dobbiamo stare attenti a non ascoltare le persone che ci dicono che non possiamo fare questo o quello. Se sei così stupido da lasciarti davvero affondare, allora è vero. Non sarai in grado di fare niente. Ma io sono sempre stato un ribelle. Mi piace essere indipendente. Mia moglie a volte ha problemi con me perché ama fare tutto per me. Ci sono momenti in cui devo ricordarle che posso fare le cose da solo. Non è difficile per noi, perché mi capisce, e mi permette di essere indipendente, cosa che apprezzo. Lo apprezzo più di lei che cerca di fare tutto per me.
Cosa ti ha spinto ad essere un successo nella tua vita?
Una delle mie prime volontà è stata quella di uscire dalla povertà. Non mi interessa quello che dicono alcuni: la povertà è una cosa terribile. Ha avuto i suoi effetti positivi su di me, in quanto mi ha aiutato a diventare una persona forte e mi ha insegnato la compassione. Ma volevo smettere di vivere in edifici infestati da scarafaggi. Volevo avere successo e fare l’inaspettato. (Fonte)
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