Per gentile concessione dell’Osservatorio cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale della Chiesa pubblichiamo stralci dell’intervento del senatore Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta, contenuto all’interno del XII Rapporto sulla dottrina sociale della Chiesa nel mondo, Ambientalismo e globalismo: nuove ideologie politiche, edizioni Cantagalli, pagg. 256, € 16,00
di Gaetano Quagliariello*
Di fronte a un problema che c’è, ed è evidente, il modo giusto per contrastare false rappresentazioni, schemi contraddittori e ricette ideologiche non è negare l’esistenza del problema stesso, ma contrapporre alle letture distorte una visione consapevole e razionale della realtà. La questione ambientale è un terreno ideale sul quale tentare questo cambio di approccio. (…)
(…) Dal punto di vista che qui ci occupa, è vistoso lo strabismo con il quale determinati circuiti ambientalisti concentrano la propria offensiva nei confronti dei modelli produttivi occidentali (certamente perfettibili ma quantomeno regolati), giudicati insostenibili e responsabili di qualsiasi cataclisma (reale o immaginario che sia), mentre sono colti da improvviso mutismo – quando non addirittura da compiacente acquiescenza – di fronte a regimi come quello cinese che, (…), alimentano la propria prepotente espansione commerciale attraverso lo sfruttamento selvaggio delle persone e dell’ambiente. Ugualmente – giusto per fare un altro esempio – si tace di fronte alla situazione ambientale disastrosa determinata da un mix micidiale di industrializzazione e arretratezza in Paesi strategici ma dimenticati dal mainstream, come l’India. (…)
Insomma, la guerra ecologica è anche geopolitica. E non è un caso che, come appare evidente ad esempio nel fenomeno Greta ma non solo, taluni circuiti ambientalisti particolarmente ideologizzati siano sostenuti da potenti lobby con capacità di penetrazione mediatica, politica, economica e culturale a livello internazionale. Per questo – soprattutto per questo – la questione ambientale rischia oggi di rappresentare il paravento dietro il quale realizzare un nuovo ordine mondiale nel quale l’Occidente, con il suo modello sociale e i suoi valori che siamo diventati incapaci di difendere, sia relegato al ruolo di comprimario.
Tuttavia, come detto in premessa, la risposta giusta da parte dei pochi che non intendano rassegnarsi a questa deriva, non è negare che un problema ambientale esista. (…) L’ecologismo mondialista, cosa ben diversa dal rispetto dell’ambiente, non è poi altro che una delle facce di una medesima deriva culturale e sociale che tende a mettere in dubbio l’antropocentrismo. Non è un caso che il fanatismo ambientalista coincida spesso con posizioni di segno totalmente opposto sul versante antropologico. Gli stessi che si stracciano le vesti per un agnello mangiato a Pasqua, per una scultura realizzata su un tronco o per un medicinale sperimentato su un topo, sono poi favorevoli all’aborto, all’eutanasia, alla compravendita dei bambini e mostrano una idiosincrasia verso ogni forma di disabilità e di fragilità che diviene invece meritevole della massima tutela quando riguarda un gatto o un filo d’erba.
Checché se ne dica, insomma, una certa forma di ambientalismo non è altro che un attacco geopolitico non convenzionale all’Occidente, un attacco culturale alle sue tradizioni, e un attacco a quella religione rivelata che si fonda sulla centralità dell’uomo e sul rispetto per il creato come casa dell’uomo stesso. Non a caso l’offensiva dell’ambientalismo ideologico, di cui abbiamo parlato poc’anzi, è spietata nei confronti dei modelli produttivi “sviluppisti” di Paesi del mondo cristiano mentre tacitamente approva il materialismo sfrenato, assai più dannoso per l’ambiente, di regimi illiberali e profondamente ateisti. (…)
*Senatore e presidente della Fondazione Magna Carta
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