Quando una bambina di terza elementare della School of the Incarnation ha detto ai suoi compagni di classe di essere un bambino, i genitori degli altri studenti sono stati sorpresi di apprendere che l’arcidiocesi di Baltimora aveva accettato di promuovere la sua nuova identità. Di fronte alle tendenze culturali che suggeriscono che chiunque possa scegliere un genere diverso dal proprio sesso biologico, molti genitori che mandano i loro figli nelle scuole cattoliche si aspettano che queste sostengano l’insegnamento della Chiesa secondo il quale il genere e il sesso non possono essere separati. Infatti, un documento del 2019 della Congregazione vaticana per l’educazione cattolica spiega che le scuole cattoliche sono chiamati a rispettare la posizione della Chiesa, secondo cui ogni persona umana ha un’identità biologica maschile o femminile immutabile. Inoltre il testo chiarisce che l’ideologia di genere «nega la differenza e la reciprocità nella natura di un uomo e di una donna e prevede una società senza differenze sessuali, eliminando così la base antropologica della famiglia».
Tuttavia, l’arcidiocesi di Baltimora in questo caso, avrebbe approvato le modifiche necessarie per consentire alla studentessa, il cui padre all’epoca era un amministratore della scuola stessa, di presentarsi come un maschio. Le fu permesso di usare un nome maschile, pronomi indipendenti dal genere e un bagno privato. Inoltre, i genitori degli altri alunni hanno scoperto che il manuale genitore/studente della scuola era stato modificato per includere “identità ed espressione di genere” nelle sezioni sulla discriminazione e il bullismo. Prima che il padre della ragazza si dimettesse, il 6 novembre, dicendo di avere un disaccordo insanabile con alcuni insegnamenti della Chiesa, i genitori degli altri bambini erano particolarmente preoccupati che, come dipendente della scuola, fosse in grado di promuovere la nuova identità di sua figlia e costringere coloro che supervisionano, a causa della sua posizione, ad accettarla.
L’arcivescovo William Lori ha affermato che, sebbene la facoltà fosse stata informata del nuovo nome della bambina e della richiesta dei suoi genitori che con lei fossero usati i pronomi neutri, nessun insegnante o studente era tenuto a usarli e coloro che non li avrebbero utilizzati non sarebbero stati sottoposti ad alcuna azione disciplinare. Tuttavia, i genitori hanno sottolineato che quando il padre della ragazza si è dimesso, la maggior parte dei bambini della classe di terza elementare della bambina già la chiamava col suo nome da maschio. In un post su Facebook del 7 novembre, in cui annunciava le sue dimissioni, il padre disse: «So che siete tutti emozionati. Lo sono anche io. Sono anche orgoglioso ed emozionato di aver finalmente detto pubblicamente che il mio coraggioso figlio più piccolo è un ragazzo transgender». Il suo post, che ha suscitato più di 300 reazioni positive e più di 80 commenti, tutti di supporto, si è chiuso con: «Ho molto altro da dire e presto lo farò…»
Gli amministratori della scuola, incluso il padre della ragazza, non hanno risposto ai messaggi del National Catholic Register, e le chiamate e le e-mail all’arcidiocesi hanno ottenuto solo una breve dichiarazione di Mary Ellen Russell, direttrice degli affari della comunità, che ha affermato che l’arcidiocesi non poteva commentare i dettagli di una questione che coinvolge uno studente, ma che a nessun genitore o insegnante era stato chiesto di agire o parlare in modo incoerente con l’insegnamento cattolico o con le loro coscienze. La scuola e l’arcidiocesi hanno risposto in modo simile anche ai genitori preoccupati, citando le norme sulla privacy. Comunque, non tutti i genitori della scuola erano preoccupati per la situazione. Molti in un gruppo privato di Facebook hanno applaudito il padre per la sua posizione e hanno espresso rammarico per il fatto che si fosse dimesso.
La madre di un bambino della classe della bambina, che ha chiesto di rimanere anonima, ha detto di temere il fatto che molti genitori non capiscano ciò che la Chiesa ha da dire sull’identità di genere oppure che abbiano paura di parlare apertamente della situazione: «Penso che le persone siano troppo preoccupate di essere evitate o di essere considerate non gentili o inclusive», ha detto questa madre. «La scuola investe davvero tanto sull’essere amorevoli, gentili e inclusivi, ma non è amorevole, gentile e inclusivo credere a qualcosa che non è vero». Nonostante le rassicurazioni della scuola sul fatto che nessuno sia stato costretto a utilizzare la nuova identità di genere della bambina, ha aggiunto: «Quando una bambina afferma con i suoi coetanei di essere un bambino quando tutti sanno che non lo è, e questo non viene corretto, allora la scuola che lo sostiene e va contro la fede cattolica».
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