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Ex ministro finlandese indagata per omofobia. E in Italia il ddl Zan è in dirittura d’arrivo
NEWS 2 Ottobre 2020    di Giuliano Guzzo

Ex ministro finlandese indagata per omofobia. E in Italia il ddl Zan è in dirittura d’arrivo

Legge contro l’omofobia approvata a breve. Nella giornata di mercoledì è purtroppo giunta alle agenzie di stampa la notizia della volontà, da parte della maggioranza di governo, di procedere al più presto con trattazione e approvazione del ddl Zan-Scalfarotto contro l’omotransfobia. Più precisamente, si è stabilito che il provvedimento andrà in aula alla Camera il 20 ottobre con, purtroppo, la previsione dell’approvazione già per il 22. Il suo primo proponente, il dem Zan, è molto sicuro e determinato: «Questa legge non è assolutamente più rinviabile, bisogna fare uno sforzo per far avanzare il nostro Paese dal punto di vista della civiltà e dell’inclusione di tutte le persone».

Sfortunatamente, non è affatto chiaro in che termini «la civiltà e l’inclusione» farebbero passi in avanti con questa legge, ma sopratutto non è chiaro – non lo è mai stato, del resto – in che cosa consista precisamente l’omotransfobia, concetto sul quale si addensa una nebulosità che alimenta il sospetto che con la nuova legge non si voglia sanzionare chi aggredisce una persona omosessuale (anche perché costui è già sanzionabile a tutti gli effetti), bensì tappare la bocca a chi semplicemente disapprova, ad esempio sulla base della morale classica e biblica, la condotta omosessuale. Esagerazioni? Terrorismo? Purtroppo non è così, e a dimostrarlo ci sono ormai numerosissimi casi.

L’ultimo – che ha davvero del clamoroso – viene dalla civile Finlandia (dove nel 2011 si è modificato il Codice penale inserendo «l’orientamento sessuale» tra i discorsi d’odio sanzionabili all’art.10) e riguarda Päivi Räsänen, che non è una sorta di pazza fanatica essendo una donna delle istituzioni; già presidente dei Democratici cristiani, dal giugno 2011 al maggio 2015 la Räsänen stata infatti ministro dell’Interno della Finlandia. Dunque non parliamo di qualche attivista svitato e manesco, bensì di una figura di altissimo profilo. Ciò nonostante, in questi giorni la donna è stata contattata dalla polizia che le ha intimato di tenersi a disposizione, perché sarà sottoposta ad un interrogatorio di data non ancora stabilita, ma che avrà luogo «presto».

Il motivo? L’ex Ministro è sospettata di omofobia. Sì, perché si è esposta più volte contro le manifestazioni Lgbt e i suoi sostenitori. Per esempio, aveva pubblicato un messaggio su Twitter e Facebook in cui criticava il fatto che la Chiesa evangelica luterana di Finlandia fosse diventata un partner ufficiale degli eventi del LGBT Pride definendosi «scioccata» da questa decisione, richiamando che tutto dovrebbe essere visto e valutato «secondo la Santa Parola di Dio».

La donna ha ribadito le proprie opinioni in materia di famiglia e sessualità alla luce dell’insegnamento biblico anche il 20 dicembre 2019, in programma della serie YlePuhe con il conduttore Ruben Stiller intenzionato a far luce sul tema “Cosa penserebbe Gesù degli omosessuali?”. Per tutte queste sue prese di posizione, attualmente la Räsänen è oggetto non di una bensì di quattro diverse indagini contro di lei – un dispiegamento di forze degno di Al Capone – per il reato di «agitazione criminale contro un gruppo minoritario», in questo caso il mondo arcobaleno.

Il Codice penale finlandese stabilisce per i responsabili di questo reato la condanna da una multa ad una reclusione fino a due anni. Se il trattamento riservato a questa ex Ministro pare eccessivo, si consideri che il ddl Zan-Scalfarotto contro l’omotransfobia è decisamente più severo della legislazione nordica dato che, per chi istiga alla violenza omofobica (magari perché cita la Bibbia?), c’è la previsione del carcere fino a 4 anni. Il prossimo 20 ottobre, insomma, i nostri Parlamentari farebbero bene a pensarci non una ma cento volte, prima di approvare una norma liberticida e dalle conseguenze imprevedibili o, meglio, fin troppo prevedibili.


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