Il sogno d’infanzia di Álvaro era di scendere in campo e ascoltare come rumoreggiano migliaia di persone quando le scarpette affondano nel fango. Come molti altri bambini, Álvaro sognava di diventare un calciatore. Álvaro Fernández Martos è nato a Cordova 22 anni fa. È il terzo di cinque fratelli ed è cresciuto in una famiglia normale. Da sempre fan del Barcellona, sin da piccolo il calcio è stata la sua passione e ha sempre dimostrato di essere molto bravo. Era “la stella” nel cortile della scuola e nei campetti con gli amici Ha giocato in vari campionati andalusi come centrocampista difensivo. Una giovane promessa. E tra match e match, torneo e torneo … sorge un grande dilemma. Un giorno, dopo l’allenamento, il mister gli si avvicinò e disse ad Álvaro che uno scout del Real Madrid voleva vederlo per capire se adatto a giocare nella sua squadra. Il suo sogno – e quello di ogni bambino – era più vicino che mai. Il problema è che Álvaro aveva parlato con il suo direttore spirituale proprio la settimana precedente perché voleva diventare sacerdote.
La giornata mondiale della gioventù 2014 si è svolta nella capitale spagnola. Parecchi amici di Álvaro stavano andando e alla fine anche lui si unisce al gruppo. «La mia famiglia è cristiana, i miei genitori vanno a messa tutti i giorni, e hanno una fede molto forte che è stata trasmessa a me e ai miei fratelli sin da quando eravamo piccoli. Nell’adolescenza però, i miei amici iniziano a prendere le distanze dalla Chiesa e comincio anche io a considerare che ciò che mi hanno insegnato sia solo una tradizione». Quel viaggio a Madrid, fece cambiare qualcosa dentro di lui: «Vidi che c’erano giovani di tutte le culture, di tutte le razze e che in quei giorni si chiedevano cosa Dio voleva da loro». Così «ho aperto il mio cuore per rendermi conto che la fede non è qualcosa che mi è stato insegnato, ma che Dio stava venendo proprio per me. Dio tocca il cuore di ogni uomo. Ho capito che la fede aveva a che fare con una persona». E durante la notte, mentre i giovani erano riuniti a ridere e scherzare, Álvaro riceve un inaspettato rimprovero: «Una anziana si avvicinò e venne a rimproverarci. Mi prese da parte e iniziò a sgridarmi. A un certo punto rimase in silenzio, mi fissò e disse: “Ehi, hai mai pensato di fare il prete?” E riconosco che in quel momento ho provato un grandissimo amore dentro di me, come se Dio me lo stesse proponendo attraverso quella signora. Stavo per piangere e gli ho detto: “Credo di averci pensato ad un certo punto”, e mi ha detto: “Che tu sappia che questa è una vocazione e pregherò per te ogni giorno per diventare un prete”». Álvaro è tornato a casa toccato da quell’esperienza.
«A dicembre parlo con il mio sacerdote e gli dico che l’anno successivo voglio andare a Pamplona per studiare in seminario. E proprio la settimana seguente l’allenatore venne da me e disse: “sai che per sei mesi andrai al Real Madrid per vedere se ti unisci alla squadra?”. In quel momento ero molto confuso, non sapevo cosa fare». Álvaro trascorre cinque mesi difficili discernendo cosa fare del suo futuro. Solo grazie alla preghiera è stato in grado di prendere una decisione. «Il Signore mi ha fatto saltare nel vuoto. Ho avuto un anno pieno di molti dubbi. A Natale sono stato tentato di lasciar perdere la strada del sacerdozio, ma la Vergine di Medjugorje mi ha convinto». Álvaro si reca infatti in pellegrinaggio a Medjugorje e la Vergine non lo delude: «Durante l’ adorazione, la Vergine mi parlava al cuore e sentivo che mi stava dicendo: “Mio figlio vuole che tu sia un prete”. Ho iniziato a piangere come un bambino e da allora non ho più avuto dubbi». Ora, dopo un viaggio con i suoi compagni di seminario, afferma senza paura: «Dio ha guardato la mia povertà e ha detto “Ho intenzione di entrare nella vita di questo povero uomo”. Dio mi ha detto “seguimi, che il mondo non ti offre nulla, solo una caramella che finirà mentre ti offro la vita eterna”». (Fonte)
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