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Marocco, dove è pericoloso dirsi cristiani
NEWS 15 Luglio 2020    di Redazione

Marocco, dove è pericoloso dirsi cristiani

La Costituzione marocchina del 2012 garantisce la libertà di culto, ma penalizza le conversioni a qualsiasi religione diversa dall’Islam. Ciò pone la comunità cristiana in una posizione difficile, ha detto Jawad Elhamidy, presidente dell’Associazione marocchina dei diritti e delle libertà religiose, ad Aiuto alla Chiesa che soffre.

Ci sono due comunità cristiane in Marocco: gli stranieri che lavorano e vivono nel paese e i marocchini che si sono convertiti dall’Islam al cristianesimo. I cristiani marocchini si trovano ad affrontare una situazione cupa, perché solo gli stranieri cristiani godono della libertà di culto, anche se non hanno uno status giuridico agli occhi dello Stato. Ci sono circa 30.000 residenti stranieri sono cattolici, mentre 10.000 sono i protestanti. Il numero di cristiani marocchini è stimato 8.000, anche se alcune fonti ne calcolano 25.000. Il Marocco ha una popolazione di 34,6 milioni di abitanti. Ci sono circa 44 chiese nel paese, che sono state costruite durante l’era del protettorato francese (1912-1956), alcune delle quali sono state trasformate in sale riunioni e sedi comunali. Il governo non dà permessi per costruire nuove chiese.

«Il codice penale sostiene che tutti i marocchini sono musulmani, quindi coloro che si convertono al cristianesimo affrontano problemi legali, oltre a minacce alla loro sicurezza», ha detto Elhamidy, aggiungendo che «i cristiani marocchini si riuniscono nelle chiese segrete per evitare sanzioni statali o maltrattamenti da parte della società». I marocchini non pregano pubblicamente, perché rischiano di essere accusati di fare proselitismo se si impegnano in espressioni pubbliche di qualsiasi religione diversa dall’Islam. Si dice che il clero straniero, a causa della paura di essere accusato penalmente di proselitismo, arrivi a scoraggiare i cristiani a frequentare le loro chiese. Secondo Elhamidy, i dirigenti della Chiesa ricevono un avviso settimanale dalle autorità di non accogliere i marocchini cristiani, o saranno ritenuti responsabili del proselitismo.

«Se un marocchino entra in una chiesa, accadono due cose; o un poliziotto seduto davanti alla chiesa lo arresta, o il chierico responsabile della chiesa chiede alla persona di andarsene, a meno che lo scopo non sia il turismo», ha detto Elhamidy. Inoltre, il governo limita la distribuzione di materiali religiosi non islamici, così come i materiali islamici che ritiene incoerenti con la scuola Maliki-Ashari dell’Islam sunnita. Secondo la legge marocchina, il proselitismo o la conversione ad un’altra religione è un reato punibile da sei mesi a tre anni di carcere.

Il rapporto 2018 sulla libertà religiosa nel mondo dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre cita il Parlamento europeo, che «riconosce che la libertà religiosa è costituzionalmente sancita in Marocco, ma aggiunge che «i cristiani e soprattutto i musulmani che si sono convertiti al cristianesimo affrontano “numerose forme di discriminazione” e “non sono autorizzati a mettere piede in una chiesa”». Alcuni vengono arrestati tre volte alla settimana e sottoposti a bullismo e molestie alla stazione di polizia. Per la maggior parte, vengono rilasciati dopo l’interrogatorio o dopo essere stati messi sotto pressione per tornare all’Islam. Quando viene fatta un’accusa di blasfemia, la situazione può diventare molto pericolosa per i cristiani in custodia cautelare; ci può essere violenza e la polizia minaccia di arrestare anche coniuge e figli.

Mohamed Al Moghany è un uomo musulmano della città di Al Hajeb che si è convertito al cristianesimo; il suo datore di lavoro, pistola in mano, ha minacciato di ucciderlo. Quando ha presentato una denuncia alla polizia, gli è stato detto di tacere sulla sua conversione e varie minacce sono state fatte contro la sua famiglia. Sei mesi dopo ha litigato di nuovo con il suo datore di lavoro. Fu arrestato e condannato a sei mesi di carcere. Nel frattempo, anche sua moglie fu interrogata. «Lo Stato considera il cristianesimo un pericolo», ha concluso Elhamidy. (Fonte)

 


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