Come noto, san Giovanni Paolo II guardava ad un’Europa unita, in grado di respirare con due «polmoni», quello occidentale cattolico e quello orientale ortodosso. Uno scenario che, oggi, appare purtroppo lontano come dimostrano numerose situazioni, a partire dalla distanza “bioetica” tra due Paesi di peso come Francia e Russia. Sì, perché in questi giorni Parigi è alle prese con il definitivo varo – per favorire il quale si registra una fretta notevole, quasi sospetta – di una legge sulla fecondazione extracorporea «per tutti», detta anche «Pma senza padre», per la quale il mondo cattolico e pro life è in allarme da tempo.
Un allarme motivato dal fatto che detta iniziativa legislativa reca con sé numerose novità in totale conflitto con una visione etica fondata sul diritto naturale. Per esempio, prevedendo che una coppia di donne possa richiedere la donazione di sperma – di qui il nome «Pma senza padre» -, opzione attualmente riservata alle sole coppie eterosessuali infertili. Se la nuova legge dovesse passare, inoltre, una donna single potrebbe beneficiare di fecondazione con donatore terzo, richiedendo una donazione di sperma con i costi rimborsati dalla previdenza sociale.
Come se non bastasse, con la riforma voluta da Emmanuel Macron una donna o un uomo potrebbero ricorrere alla conservazione dei propri gameti per effettuare successivamente, in un secondo tempo, la procedura di fecondazione con costo dell’autoconservazione a proprio carico. Tutto questo, con tanto di estensione temporale della coltivazione degli embrioni in vitro, secondo il mondo pro life aprirebbe la strada alla «coltivazione» degli esseri umani in laboratorio, stabilendo un principio di utero artificiale.
Tali perplessità hanno portato il vescovo di Parigi, monsignor Aupetit, a parlare di legge cara solo a «lobby minoritarie»; anche Ludovine de La Rochère, presidente di La Manif Pour Tous ha criticato pesantemente la legge della «Pma senza padre», che oltretutto – ha fatto presente l’attivista pro family – se da un lato è voluta dal presidente Macron con determinazione degna di miglior causa, dall’altro, secondo quanto rilevava un sondaggio IFOP di metà giugno, è ritenuta prioritaria da appena l’1% dei francesi; ciò nonostante, purtroppo, la Francia pare destinata proprio ad averla, la nuova legislazione bioetica.
Fortuna che l’Europa – lo si diceva all’inizio – non ha solo il «polmone» occidentale; c’è anche quello orientale che, sui temi etici, va ormai da anni in direzione opposta. Prova ne sia, per stare alla cronaca più recente, l’approvazione a larghissima maggioranza, con il 77,9% dei favorevoli, della nuova Costituzione russa. Un testo che, tra le altre cose, ora include esplicitamente «la fede in Dio» quale fondamento dello Stato e la definizione del matrimonio come unione tra uomo e donna. Passaggi, questi ultimi, che rappresentano una vittoria non solo di Putin, come la cronaca politica si è affrettata a precisare, ma anche della comunità ortodossa.
Tutto ciò, se a livello russo certifica il definitivo tramonto dell’ipotesi delle nozze gay – che ora sarebbero incostituzionali oltre che impopolari – a livello più ampio va a confermare in modo plastico quanto si diceva: oggi il «polmone» europeo occidentale è purtroppo incatramato da un laicismo spinto che, poggiando su basi relativiste, rifiuta a priori il concetto di limite e con esso ogni elemento della morale classica; viceversa, il «polmone» europeo orientale – quello reduce da 70 anni di feroce dittatura sovietica – appare, quanto meno dal punto di vista teorico dei valori, in buona salute.
Non resta quindi da sperare che il vento orientale soffi ad ovest. Perché l’Europa è una e, per tornare a correre e ad essere il riferimento culturale che per secoli è stata, ha bisogno di entrambi i suoi «polmoni».
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