Lo scenario politico mondiale ha subito nell’ultimo trentennio stravolgimenti che, solo fino a qualche anno fa, sarebbe stato impensabile immaginare. Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la successiva previsione della “fine della storia” di Fukuyama, le cosiddette “democrazie liberali” hanno subito scossoni, rimodulazioni e scenari inediti che testimoniano la velocità degli eventi nell’epoca contemporanea rispetto ai secoli precedenti. L’accumularsi di momenti epocali in pochi decenni con due guerre mondiali, dittature e rivoluzioni, nel periodo che Eric Hobsbawm ha definito “il secolo breve”, oggi si verifica con capovolgimenti dello scenario globale in pochi mesi o manciate di anni.
Complice un mondo interconnesso, i traumi che nascono in un’area specifica del globo, si propagano con velocità impressionante, un fenomeno emerso in tutta la sua drammaticità con il coronavirus che, originato in Cina, si è diffuso in tutti i continenti. Proprio a causa della pandemia, è tornato di attualità un dibattito in corso ormai da tempo: il rapporto tra la politica e la tecnica e il ruolo che dovrebbe svolgere la religione…
Intervengono il filosofo francese Rémi Brague intervistato da Elisa Grimi, l’editore Francesco Giubilei, Diederik Boomsma, capogruppo al Comune di Amsterdam del CDA (Appello Cristiano Democratico), Jovan Palalic, parlamentare serbo cristiano, István Hollik, parlamentare ungherese e capo della comunicazione del partito Fidesz. E l’ex ministro Giulio Tremonti sul rapporto stravolto tra politica e finanza…
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