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Nel Dl Rilancio il governo si è dimenticato di famiglie e scuole
NEWS 15 Maggio 2020    di Giuliano Guzzo

Nel Dl Rilancio il governo si è dimenticato di famiglie e scuole

A dispetto della sua eterna lunghezza e del nome altisonante, il decreto “Rilancio” appena varato dall’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte appare assai deludente perché dimentica – completamente – le famiglie. «Salvo qualche briciola per l’infanzia, ambito sul quale lo Stato senza le famiglie non può nulla, non c’è niente», ha tuonato comprensibilmente amareggiato Massimo Gandolfini, il leader del Family Day, in un videomessaggio nel quale ha anche annunciato – non appena sarà possibile – una manifestazione di piazza. Purtroppo la famiglia, come sempre, Gandolfini ha ricordato, non è la sola dimenticata dal decreto “Rilancio”, dal momento che trascurate in toto sono state anche le scuole paritarie, che stanno uscendo da questa stagione pandemica semplicemente in ginocchio. E proprio di questo, delle scuole paritarie, della libertà educativa e appunto delle famiglie, Il Timone ha voluto parlare Giusy D’Amico, volto noto del mondo pro family italiano nonché presidente di Non Si Tocca la Famiglia, che ha gentilmente risposto alle nostre domande senza tuttavia nascondere, al pari di Gandolfini, amarezza e disappunto.

D’Amico, che pensa del decreto “Rilancio” rispetto all’ambito scolastico e, in particolare, a quello delle scuole paritarie?

«Penso che il pronunciamento del governo ieri sera abbia sancito, di fatto, la sua profonda estraneità ai temi della famiglia e della scuola, come se si trattasse di segmenti marginali del Paese. Il governo ha sancito questa estraneità negando di fatto tutte le proposte, le iniziative e trattative portate avanti in questi mesi e in queste ultime settimane, a sostegno dei temi famiglia scuola ed educazione da parte di tutte le associazioni di famiglie e genitori che hanno interloquito a vario titolo con politici, parlamentari e esponenti di governo, portando ai tavoli tecnici proposte di bilancio assolutamente sostenibili».

Cosa avete fatto per farvi ascoltare?

«Siamo intervenuti nel dibattito con svariate petizioni, interviste, documenti inviati da professionisti di cultura e bilancio, campagne di sensibilizzazione come quella lanciata da noi di Non si Tocca la Famiglia che ha come titolo #LiberiDiEducare. Con questa iniziativa a cui hanno aderito diverse associazioni di famiglie, stiamo inoltrando in tempo reale ogni giorno, ai vari Ministri, dell’istruzione e delle aree politiche che si sono esposte pubblicamente a favore del sostegno alle paritarie, le foto di centinaia di cittadini con l’hashtag #LiberiDiEducare perché si sappia che sono i genitori a metterci la faccia. Perché i soldi non li vogliamo per “salvare” le scuole paritarie, ritenute ideologicamente elitarie, ma per salvare le famiglie e i bambini!»,

Se non ho capito male, lei scorge quindi un disegno ideologico dietro al sostanziale affossamento in corso degli istituti paritari.

«Assolutamente sì. L’intenzione è quella di instradare soldatini nelle fila di una scuola a monopolio statale senza educare cittadini al libero pensiero critico, con cui esercitare il diritto della famiglia alla libertà di scelta rispetto al genere di istruzione da impartire ai propri figli. Quest’affermazione si basa sul testo della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo sottoscritta dall’Italia nel 1948. Oltre ad essere negato tale diritto avente fondamento costituzionale – e al mai davvero applicato rispetto della Legge del 2000 sulle scuole pubbliche -, l’intenzione è quella di privilegiare una casta che aumenterà il divario di quella povertà educativa già esistente e certificata come attacco al pluralismo educativo».

Quali sono, a parer suo, il quadro e la situazione attuali delle famiglie di fronte al lockdown e la ripresa della scuola?

«Se il Paese ha retto l’ondata della pandemia e reggerà per non esserne travolto… lo saprà fare perché la famiglia risolve, vivendoli sulla sua pelle, i problemi allo Stato: non viceversa. Le famiglie – che intanto risparmiano, accudiscono i nonni, figli disabili, fanno sacrifici, impastano pane anche senza lievito per sfamare i figli e che reggono le fondamenta del Paese – saranno però condannate, se non cambiano le cose, dalla forma più alta di irriconoscenza dello Stato. Una irriconoscenza mai sperimentata prima».

Come intendete reagire?

«La protesta di genitori famiglie e del mondo associativo che le rappresenta, è assicurata, e si attuerà in varie forme, a partire dalla richiesta di non versare più il contributo volontario alle scuole e non firmare quest’anno il patto di corresponsabilità, tradito dalle decisioni di questo governo contro la famiglia. Sulla ripresa della scuola avevamo inoltrato già una proposta con una Lettera aperta al Ministro dell’Istruzione Azzolina – firmata da me come presidente di un’associazione di genitori -, nella quale chiedevamo per quei giovani con gravi disagi e bisogni educativi speciali, di riaprire le scuole subito per evitare di registrare in loro un fallimento che, in modo fatale, avrebbe pregiudicato il futuro apprendimento e l’autostima necessaria per recuperare il divario già esistente con la vita, con gli altri, con sé stessi. Questi casi sono pochissimi sul totale della popolazione scolastica e il distanziamento per motivi di sicurezza sarebbe stato possibile. Avrebbe sollevato tante famiglie disagiate, consentendo di sperimentare una prima fase di ritorno alla normalità, con tutte le misure previste relative a tamponi per i docenti, con disinfezione continua dei locali scolastici, eccetera. Riprendere in sicurezza si può, tuttavia poiché i costi a settembre aumenteranno per la scuola Statale con il riversamento di migliaia di alunni delle scuole paritarie in quelle statali, le difficoltà a gestirne la sicurezza sanitaria, e il reclutamento dei docenti, non è escluso che induca al protrarsi della didattica a distanza. Peggio di così?».


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