La Francia sarà tra gli ultimi paesi europei a restaurare la celebrazione pubblica del culto. Nonostante l’insistenza di numerosi leader religiosi, il governo ha mantenuto il divieto di celebrazioni religiose pubbliche fino alla fine di maggio. Pubblichiamo la lettera che monsignor Bernard Ginoux, vescovo di Montauban, ha scritto alla sua diocesi (nostra traduzione).
Lettera di mons. Bernard Ginoux ai diocesani di Montauban, 11 maggio:
L’11 maggio 2007 sono stato nominato vescovo di Montauban e, dalla mia ordinazione, il 2 settembre 2007, ho cercato di adempiere alla mia missione con dedizione e preoccupazione per il bene comune. Questa missione sta volgendo al termine, con l’avvicinarsi dell’età canonica della pensione. Le settimane che abbiamo appena vissuto sono state un calvario che, per alcuni avrà provocato la morte e per altri la lotta con la malattia. Molti hanno sofferto per la limitazione della libertà in modo così importante che la loro salute mentale è stata più colpita della loro salute fisica. Penso a tutti gli anziani che non sono stati colpiti da questo virus. Ovviamente, proteggerli era importante , ma era necessario separarli dai loro legami naturali fino al punto in cui ai nonni era proibito vedere i loro nipoti? Se fossero state adottate misure preventive coerenti e gli strumenti necessari (come le mascherine) molte tragedie familiari sarebbero state evitate. Dovrà essere fatta una valutazione onesta di queste realtà.
La Chiesa cattolica non ha mancato di essere presente sui fronti più esposti e nel suo servizio permanente di carità, in particolare con popolazioni in difficoltà come i migranti. Ha anche accettato le misure draconiane che non ci hanno permesso di vivere i grandi momenti della nostra fede cristiana: dalla Domenica delle Palme alla Settimana Santa, cuore e fondamento della fede in Cristo morto e risorto. L’abbiamo accettato nonostante l’immensa rinuncia che i nostri fedeli hanno dovuto subire. La loro sofferenza è stata moderatamente alleviata dalle trasmissioni televisive delle S. Messe.
Resta il fatto che la nostra fede non è nutrita con questi mezzi: la fede cattolica è nutrita dalla presenza reale di Gesù Cristo. La Chiesa viene costantemente compiuta dal sacrificio della Messa in cui viene attualizzato l’unico sacrificio di Cristo sulla croce. La messa ci introduce, lo rende presente e ci fa partecipare a quello che è il “banchetto del Signore”: prendiamo davvero il nostro posto al suo tavolo. Non è un semplice momento di preghiera o un semplice ascolto della Parola di Dio, ancor meno un incontro fraterno. Possiamo fare a meno di tutto ciò, ma non possiamo fare a meno dell’Eucaristia. La messa è la vita della Chiesa cattolica. Anche se siamo uniti a Cristo in molti modi, viviamo per l’Eucaristia.
In un momento in cui un numero molto elevato di attività sta riprendendo, dove possiamo trovarci l’uno vicino all’altro in aereo, nei supermercati o in attività all’aperto, a una parte dei cittadini è impedito praticare la propria religione partecipando alla messa, è impedito di farlo con il pretesto di una pandemia le cui cifre sono in netta diminuzione. I numeri parlano. Inoltre, la maggior parte delle nostre chiese sono molto grandi e abbiamo tutti i mezzi per conformarci alle misure sanitarie. La nostra libertà è in gioco ed è seriamente compromessa. Ho raccolto la testimonianza di molte persone che ne soffrono e parlo per loro.
Sono un vescovo in un posto dove nell’agosto 1942, il vescovo, mons. Pierre-Marie Theas, ha osato quasi da solo denunciare gli attacchi alla libertà e alla dignità che i cittadini francesi subivano. Non siamo a questa ignominia. Ma denuncio la violazione dei diritti dei fedeli cattolici di partecipare liberamente alla messa. Il diritto civile, il cui obbligo in questo settore resta da dimostrare, non può essere imposto alla mia coscienza di pastore quando mi impedisce di adempiere al mio dovere. Sono un sacerdote e un vescovo per dare Cristo ai fedeli che ne hanno bisogno. È la mia missione e voglio parlarne. La Chiesa cattolica ha sempre ricordato il diritto della persona umana a praticare la propria religione. Il mancato esercizio di questo diritto è una violazione dei diritti umani fondamentali che potrebbe portare ad altri abusi. Questa lettera è un appello alla coscienza dei cattolici di questa diocesi di Montauban che mi è cara e di cui sono parroco da tredici anni. Sapere che si potrà vivere liberamente la nostra fede sarà per me una grande gioia pastorale perché, anche in tempi di grandi epidemie, la Chiesa con precauzioni ha sempre offerto al Popolo di Dio la presenza del Salvatore mediante il culto pubblico.
Affido alla Beata Vergine Maria, onorata nella Cattedrale di Montauban sotto il nome di Nostra Signora dell’Assunta, la diocesi e tutti i suoi abitanti. Possa lei vegliare su di noi e mantenerci sotto la sua protezione.
+ Bernard Ginoux Vescovo di Montauban
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