Dopo 84 giorni per i lombardi e 70 per tutti gli altri, i fedeli potranno tornare a messa lunedì 18 maggio, nel centenario della nascita di Karol Wojtyla. La prima Messa di precetto con il popolo sarà dunque domenica 24 maggio, che altro non è che la data iniziale indicata dal Comitato Scientifico dopo la discussa conferenza stampa di Conte di fine aprile.
La notizia è stata divulgata in tarda mattinata, dopo la firma, avvenuta a Palazzo Chigi, di un Protocollo siglato da Conferenza Episcopale e Governo, esaminato e approvato dal Comitato Tecnico Scientifico.
Il Protocollo indica le misure già anticipate per il contenimento del contagio: obbligo del rispetto della distanza di sicurezza, obbligo di utilizzo della mascherina, igienizzazione costante dei luoghi e degli oggetti liturgici, comunicazioni chiare ai fedeli circa le nuove norme, porte possibilmente aperte, acquasantiere vuote e omissione del segno della pace. Non c’è invece, come inizialmente ipotizzato, l’obbligo della misurazione della temperatura tramite il termoscanner, mentre vige l’indicazione, per chi ha presenta sintomi influenzali o temperatura superiore a 37, 5 gradi, di rimanere a casa.
L’accesso alle funzioni dovrà essere regolamentato da volontari o collaboratori adeguatamente protetti che vigilino sul numero massimo di presenze consentite, numero stabilito in base alle dimensioni dell’edificio. «Laddove la partecipazione attesa dei fedeli superi significativamente il numero massimo di presenze consentite – si legge – si consideri l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche».
Il testo scende anche in dettagli come il no al coro o alla presenza di sussidi cartacei per i canti e per quanto riguarda la Comunione prevede che la distribuzione «avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi – indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza – abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli»
La disposizioni del protocollo, si legge, sono valide anche nelle celebrazioni diverse da quella eucaristica o inserite in essa: Battesimo, Matrimonio, Unzione degli infermi ed Esequie.
La Cei sottolinea che «il testo giunge a conclusione di un percorso che ha visto la collaborazione tra la Conferenza Episcopale Italiana, il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Interno – nello specifico delle articolazioni, il Prefetto del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Michele di Bari, e il Capo di Gabinetto, Alessandro Goracci – e il Comitato Tecnico-Scientifico».
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl