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Vescovo di Parigi: «Siamo mortali, l’avevamo dimenticato»
NEWS 21 Aprile 2020    di Redazione

Vescovo di Parigi: «Siamo mortali, l’avevamo dimenticato»

Domenica 19 aprile 2020 – 2ª Domenica di Pasqua – Messa a Saint-Germain l’Auxerrois

di Michel Aupetit*

I discepoli sono nel Cenacolo. L’hai notato? Sono confinati! Sì, il giorno di Pasqua, al momento della risurrezione del Signore, sono chiusi a chiave con le porte chiuse. Questo si è verificato nel giorno della risurrezione, ma anche otto giorni dopo nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato. È abbastanza sorprendente, nonostante abbiano visto il Signore risorto che li ha riempiti di gioia, che rimangano ancora rinchiusi e confinati.

Prima osservazione: non è perché siamo confinati che Gesù risorto non può unirsi a noi. Questo è particolarmente gratificante al momento.

Seconda osservazione: il fatto di sapere che la morte è superata, che il Signore può unirsi a noi in qualsiasi momento, non impedisce ai discepoli di rimanere confinati. Perché? Non hanno paura di trasmettere il coronavirus. Allora? Hanno paura di trasmettere la buona notizia della vita più forte della morte e dell’amore che ha l’ultima parola sull’odio? Pensano che questo contagio sarebbe pericoloso per i loro fratelli?

Terza osservazione: se rimangono confinati è perché hanno paura, come si dice nel Vangelo. Hanno semplicemente paura della morte nonostante abbiano incontrato Cristo risorto. Oggi c’è anche questo tipo di terrore irragionevole. Certo, dobbiamo prendere precauzioni, applicare tutte le istruzioni per proteggere i nostri fratelli, evitare il contagio di questo virus che semina morte, ma vedo tante paure aberranti che portano a comportamenti disumani di abbandono degli anziani, dei moribondi, dei morti, che finisco col chiedermi in quale società viviamo e cosa abbia portato a tali atteggiamenti. Cosa significa «dare la vita per chi amiamo»?

Certo, questa paura è la paura della morte. Tuttavia, siamo tutti mortali e la morte ci aspetta in ogni momento. Incidenti stradali, un numero considerevole di malattie, il semplice invecchiamento ci fanno sapere che la morte è sempre alla ricerca. L’avevamo dimenticato pensando che la morte fosse solo per gli altri. Questa pandemia ci fa capire che la morte si nasconde ovunque sulla soglia. Perfino Cristo, che ha assunto la nostra condizione mortale, ha attraversato la morte. Ma proprio per aprirci alla risurrezione, alla vita eterna.

Riconoscere la nostra condizione mortale è essenziale per vivere una buona vita. Michel de Montaigne ha dichiarato: «Filosofare è imparare a morire». Non è un pensiero macabro, è al contrario la consapevolezza che la nostra finitudine ci insegna a vivere. Dice anche: «Disturbiamo la vita dalla preoccupazione per la morte». Dimenticarlo è di nuovo diventare barbari.

Quando i discepoli usciranno dal contenimento? No, non l’11 maggio [data in cui la Francia passerà alla cosiddetta “fase 2”]… È il 31 maggio. È il giorno di Pentecoste. Ricorda. Stanno pregando con Maria, la madre di Gesù, che è specialista nell’accogliere la pienezza dello Spirito Santo. Ancora una volta sono confinati nel Cenacolo. E ora lo Spirito Santo prenderà possesso di ciascuno di essi. È allora che usciranno e si diffonderanno ovunque per diffondere questa buona notizia: Cristo è risorto, la morte è sconfitta!

E noi? Quando siamo confusi, cosa annunceremo? (fonte)

*Arcivescovo di Parigi


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