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Via Crucis al tempo della pandemia da Covid 19
NEWS 10 Aprile 2020    di Redazione

Via Crucis al tempo della pandemia da Covid 19

testi scritti da Pietro Antonio Ruggiero tratti da testimonianze reali

Prima Stazione: Gesù è condannato a morte

Dal diario di un contagiato da Covid 19

“Non sai a cosa pensare, la tua mente vaga nel buio di tante notizie ascoltate, pensi ai tuoi figli, a tua moglie, ai tanti progetti, mentre come un bombardamento risuona nelle tue orecchie la sentenza di condanna: “E’ arrivato il risultato del tampone: lei è positivo”. Ti senti in colpa, verso te stesso, verso il prossimo, verso la storia. Allora per la prima volta ti ritrovi a pregare Colui che fu ingiustamente condannato, ritenuto l’autore di ogni male, e preghi mentre il tuo respiro si fa corto: Non abbandonarmi mio Signore, non abbandonare l’umanità. Intanto il tuo nome corre di bocca in bocca: accuse, compassione, condanna, solidarietà. Ha inizio la via crucis.

Seconda Stazione: Gesù è caricato della croce

Dal diario di un sindaco

“Nei discorsi di circostanza, mille volte avrò detto che la politica è servizio e che comporta anche rinunce e se necessario, pagare di persona, ma mai, e poi mai, avrei pensato di non dormire, di avere le palpitazioni e di ritrovarmi con la mente a contare le case della mia città sforzandomi di ricordare chi vi abita. Sto scoprendo che mi trovo carico di una croce enorme: devo proteggere coloro che governo, devo essere prudente, devo considerare mille cose, devo decidere, devo prevenire, devo rimproverare. Allora mi ricordo delle parole dette dalla suora il primo giorno di scuola materna: “Inizia sempre la tua giornata facendo il Segno della Croce”. Lo faccio e prego affinché la Croce ci salvi!”

Terza Stazione : Gesù cade la prima volta

Dal diario di un’infermiera

“Eccomi accasciata, quasi schiacciata dal peso della stanchezza, la tastiera del mio computer diventa il mio guanciale. Non mi reggo più in piedi, a fiaccarmi in questo modo non è solo un turno che dura da ore interminabili e senza nessuna possibilità di sosta, ma sono quegli occhi che cercandoti, ti supplicano di aiutarli, sono quelle mani che si alzano a stento dal letto per catturare un po’ d’aria, sono gli sguardi dei colleghi che ti dicono: “Pensa a quel tizio sulla barella in fondo, poiché a questo ormai restano solo pochi minuti”. Ed io sono caduta schiacciata da questo immane dolore e così siamo in due, amato Signore, a cadere sotto la croce che salva”.

Quarta Stazione: Gesù incontra sua madre

Dal diario di una mamma

“Tutto potevo pensare, tutto immaginare, finanche che un giorno mio figlio non mi volesse più vedere, ma non poteva passare dalla mia mente che un giorno mi sarebbe stato impossibile abbracciare mio figlio, anzi vietato, che sentendo il suo pianto al telefono e vedendo le sue lacrime scorrere nello schermo di un tablet, mi sarei dovuta arrendere pronunciando parole a me stessa sconosciute: “Meglio che non vieni, resta dove sei” ed intanto il mio cuore grida: “Torna presto ti prego”. E come se non bastasse ripenso. “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito” ed intanto sono lantana pure da mio marito, isolati per prudenza e per amore. Madre di tutti i dolori tu sola puoi capire, a te sola mi rivolgo: abbrevia queste distanze, illumina questo isolamento, donaci abbracci nuovi”.

Quinta Stazione: Gesù è aiutato dal cireneo

Dal diario un medico

“Eccomi qui, anche io condannato a fare il Cireneo, destinato a sollevare una croce che è più pesante del mondo intero, la croce della speranza di chi vuole sapere, vuole capire, vuole sentirsi dire: “andrà tutto bene”. Ho scelto di fare il medico perché volevo contribuire ad alleviare la sofferenza, ma non ho scelto di fare Dio, eppure oggi, gli occhi che mi guardano, in questa valanga di barelle che scorrono davanti a me, sembra abbiano lo stesso sguardo di Cristo quando incontrò il Cireneo. Chi potrà mai sollevare questo peso se tu Signore non sollevi l’anima mia?”

Sesta Stazione: Gesù incontra la Veronica

Dal diario di un anziano

“Non capisco, anzi non voglio capire, ma si continua a dire che a morire di Covid 19 sono prevalentemente gli anziani, anzi si sottolinea l’età, quasi a dare un messaggio trasversale: “Non temete tanto dovevano morire lo stesso da li a poco”. Piango con i miei occhi che hanno visto la guerra, ma questa non è una guerra, perché non si può firmare un armistizio. Il campanello della mia porta – che non si apre mai – suona ed una voce mi dice: “Ha bisogno di qualcosa?”, come il lino di Veronica sul volto di Cristo, così quella voce sul mio cuore. Siano benedetti i volontari di ogni dove, perché continuano a porgere qual sacro lino”.

Settima Stazione: Gesù cade la seconda volta

Dal diario di una suora

“Per prevenire il contagio e tutelare la salute, è stato disposto che nel nostro Convento non venga nessuno, neanche il sacerdote per celebrare la Santa Messa. Ci troviamo nell’impossibilità di fare la Comunione ed io sento nelle membra della mia anima una stanchezza mortale. In aggiunta, mi sento pure derisa da chi sembra dirmi, che la mia pena è niente rispetto al sacrificio dei sanitari e alla sofferenza dei malati, ma io ugualmente voglio gridare a Te Uomo della Croce: “Vieni presto in mio aiuto amato Signore, mi sento morire senza di te! E voi che cercate la salute permettetemi di cercare la salvezza!”

Ottava Stazione: Gesù incontra le pie donne

Dal diario di un giovane

“Mi sento meschino, chiuso in questa stanza a drogarmi di televisione e di musica, non esco neanche per parlare con i miei genitori, eppure la paura – che chiamo prudenza per vergogna – è più forte di me. Vorrei prendere il telefono e dire a qualcuno: “Cosa posso fare per chi ha bisogno?” Ma non ci riesco e allora capisco ciò che di sfuggita ho sentito ieri sera in TV: “Piangete sui vostri figli”. Ho bisogno di coraggio, di tanto coraggio. Amici che avete la mia età e che avete avuto in dono il coraggio, contagiatemi con la forza del vostro esempio”.

Nona Stazione: Gesù cade la terza volta

Dal diario di una donna

“’Restate a casa’ continuano a dire, ma quando la casa è un inferno, queste parole suonano come una condanna. Restate a casa! Si! Resto a casa a subire angherie di ogni tipo, violenza e botte senza sosta. Io voglio scappare di casa, il telefonino mi sembra assumere il Volto di Dio che mi dice: “Coraggio componi il numero ed io verrò a salvarti grazie alle mani di tanti cuori generosi”, mi faccio forza e caduta sotto i colpi della violenza mi rialzo e continuo a sperare in Colui che può e finalmente chiedo aiuto”.

Decima Stazione : Gesù è spogliato delle sue vesti

Dal diario di un figlio

“Mi sento nudo, impotente, senza fiato, non so a chi telefonare, i medici hanno ragione ad indisporsi, perché non esiste solo mio padre, ma il mio cuore scoppia non regge, non conosco neanche l’ospedale dove è stato ricoverato, anche il telefono dell’operatore del 118 squilla a vuoto. Finalmente una chiamata, ma sento dalla voce che qualcosa non va, mi raggelo: “Suo padre non ce l’ha fatta!” Ed io lontano, impotente, scopro che solo quel Cristo appeso alla croce può aiutarmi a portare questo peso. Lo invoco singhiozzando e non venite a dirmi che la fede non serve, perché è l’unica cosa reale in questo momento, più reale di questa realtà surreale”

Undicesima Stazione: Gesù è crocifisso

Dal diario di un sacerdote

“La mia vita è sempre stata un mistero per me stesso ed anche per gli altri e questo perché la vocazione stessa è un mistero. Ma oggi sento tutto il peso della mia chiamata: mi sento come il Samaritano che deve soccorrere il ferito, come gli Apostoli che devono sfamare la folla, come Mosè che deve pregare sul monte, come Giovanni che deve oltrepassare le guardia per stare vicino a Cristo, come Maria che deve sorreggere il peso del dolore e dell’amore, non so come mi sento, ma di certo mi sento accanto ad ogni Crocifisso. Amato Maestro, che hai sfamato le folle, guarito i malati, ammonito i peccatori, pregato il Padre, sfidato i potenti, consolato gli afflitti, donami di essere un “altro Cristo”.

Dodicesima Stazione: Gesù muore in croce

Dal diario di un medico

“Mai negli incubi più oscuri ho immaginato che avrei potuto vedere e vivere quello che sta succedendo qui. L’incubo scorre, il fiume diventa sempre più grande. All’inizio ne arrivavano alcuni. Poi decine e poi centinaia e ora non siamo più dottori ma siamo diventati dei selezionatori sul nastro. Fino a due settimane fa, io e i miei colleghi eravamo atei. Era normale perché siamo medici e abbiamo imparato che la scienza esclude la presenza di Dio. Ho sempre riso dei miei genitori che andavano in chiesa. Nove giorni fa un sacerdote di 75 anni venne da noi, aveva gravi problemi respiratori ma aveva una Bibbia con sé e ci ha impressionato che la leggeva ai morenti e li teneva per mano. Eravamo tutti dottori stanchi, scoraggiati, psichicamente e fisicamente sfiniti, quando abbiamo avuto il tempo di ascoltarlo. Ora dobbiamo ammettere: noi come umani abbiamo raggiunto i nostri limiti, di più non possiamo fare e sempre più persone muoiono ogni giorno. Ci siamo resi conto che dove finisce ciò che l’uomo può fare, abbiamo bisogno di Dio. E abbiamo iniziato a chiedere aiuto a Lui.

Tredicesima Stazione : Gesù è deposto dalla croce

Dal diario di un vigile urbano

“Dirigere il traffico, vigilare sugli altri, questo il nostro compito. Quando si sta ad un incrocio si incontra di tutto: conosci storie, ascolti racconti, fermi squilibrati, ma ciò che ha oltrepassato l’uniforme e persino la barriera del cuore, è stato ritrovarmi ad assistere alla sepoltura, in questi giorni di pandemia. Solitudine, silenzio assordante, assenza di lacrime, solo due segni divenuti lenzuolo di questa pietà: la benedizione del sacerdote e il mio scattare sull’attenti per dire: addio! Così come Giuseppe d’Arimatea mi ritrovo innumerevoli volte davanti al sepolcro. La morte così è più morte, ma la pietà non ce la faremo rubare mai!”.

Quattordicesima Stazione: Gesù è posto nel sepolcro

Dal diario di un carcerato

“Forse qualcuno ha sperato il sepolcro per noi e poiché non ci possono seppellire vivi, ci sopportano. Non so come sarà il sepolcro, ma questa cella non è molto dissimile, eppure abbiamo visto scorrere i fiumi del perdono di Dio ed ora ci sentiamo confortati nel ripetere: “Ero carcerato e siete venuti a visitarmi”, quindi ti sei fatto uomo, ma ti sei fatto anche carcerato. Se moriamo noi in questo tempo di pandemia, importa a pochi, ma fortunatamente anche abbiamo madri, padri, mogli, figli, mariti che al di là di ogni colpa e di ogni pena continuano ad amarci, sono il tuo volto Divino Carcerato che anche oggi ripeti: Neanche io ti condanno, và e d’ora in poi non peccare più”.

PREGHIERA AL CROCIFISSO

Signore Padre santo che nella Croce del tuo Figlio hai posto la sorgente e la causa di ogni grazia e benedizione assisti con il tuo amore il popolo in questo momento di prova: consola i malati, custodisci i medici e tutti gli operatori sanitari, sostieni i volontari, accompagna i ricercatori, illumina coloro che hanno responsabilità politiche e sociali, dona forza ai tuoi sacerdoti, accogli nella tua pace i defunti.

Tutti e ciascuno sentano la tua paterna presenza per vivere questo tempo con fede, carità, speranza e sperimentare la potenza della Croce, albero della vita e principio della creazione nuova. Amen.


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