In tutto il Messico, compresa la capitale, i manifestanti hanno attaccato le cattedrali cattoliche, in particolare ricoprendole di vernice, ma alcuni utilizzando dispositivi incendiari, come le molotov. A Città del Messico, un piccolo gruppo di donne poliziotto è stato rapidamente sopraffatto da un gruppo di donne violente, che hanno attaccato le mura della chiesa, un evento purtroppo comune durante le manifestazioni femministe in America Latina. Alcuni fedeli presenti, comprese donne anziane, sono stati attaccati con percosse, vernice e persino liquidi infiammabili.
Gli attacchi sono arrivati durante uno “sciopero delle donne”, tenuto il 9 marzo, per protesta contro la crescente violenza contro le donne in Messico. L’attacco alla Chiesa si è verificato nonostante il supporto di diversi vescovi allo sciopero delle donne indetto per sostenere la campagna per offrire migliori protezioni alle donne messicane.
La chiesa cattolica in Messico più colpita dalle manifestazioni femministe è la cattedrale di Hermosillo, nello stato di Sonora. Circa 80 fedeli che erano all’interno della chiesa quando i manifestanti hanno iniziato ad attaccare l’edificio hanno dovuto essere evacuati dalla guardia nazionale, fuggendo attraverso la porta laterale e in piccoli gruppi per evitare di essere attaccati. I rivoltosi hanno rotto i vetri alle porte della cattedrale dopo un tentativo fallito di abbatterle. L’attacco è iniziato mentre veniva celebrata la Messa della domenica e dopo l’incidente la cattedrale aveva frasi come “aborto legale”, “pedofilo” e “sta per cadere” dipinte sui muri. Non è chiaro se l’ultimo (“sta per cadere”) fosse in riferimento alla Chiesa cattolica o se le femministe si riferissero al sistema cosiddetto “patriarcale”, poiché di solito lo slogan in spagnolo è “il patriarcato sta per cadere”.
Nel frattempo, in Colombia, manifestanti femministe radicali hanno vandalizzato diverse chiese durante le marce della Giornata internazionale della donna, tra cui la Chiesa della Sagrada Pasion a Bogotá, cantando: “Se il papa fosse una donna, l’aborto sarebbe legale” e “Dobbiamo interrompere questo sistema patriarcale”. Anche nella patria argentina di Papa Francesco, le immagini disponibili su Twitter mostrano donne che usano l’atrio della cattedrale di Buenos Aires come bagno pubblico durante le dimostrazioni dell’8 marzo.
Le marce sono avvenute poco dopo che il neo eletto Alberto Fernández aveva annunciato, il 2 marzo, che stava pianificato di legalizzare l’aborto nel paese. Il dibattito sull’aborto porta spesso a forti toni anticlericali in Argentina, dove un tentativo per legalizzarlo è stato rigorosamente sconfitto dal senato del paese nel 2018. All’epoca, diverse senatrici si trovavano di fronte al Congresso cantando: “Se l’aborto non è reso legale, bruceremo le tue chiese”. Altre manifestazioni anticlericali durante i raduni a favore dell’aborto in Argentina hanno incluso il dare fuoco ad un gigantesco burattino di Papa Francesco e una dimostrazione che coinvolge una donna vestita come la Vergine Maria che simula la fine della sua gravidanza con Gesù.
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