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C’è del buono, anche ai tempi del coronavirus, e va raccontato
NEWS 10 Marzo 2020    di Raffaella Frullone

C’è del buono, anche ai tempi del coronavirus, e va raccontato

Ok, è il momento di invertire la rotta, o almeno di provarci. Ribaltiamo il flusso dei pensieri e delle parole che condividiamo, che in questo momento è importante quanto le nostre azioni. L’ansia in situazioni di emergenza puà diventare sospetto, astio e rabbia verso chi ci circonda fino a degenerare in panico. Certo, il sistema mediatico non aiuta poiché sciorina continuamente numeri, dati e situazioni impietose, però una cosa è fattibile: provare a far circolare un po’ di fiducia, coraggio e speranza, poiché anche in questa situazione c’è del buono. E va raccontato.

Iniziamo ovviamente da loro, medici, infermieri, volontari e tutto il personale ospedaliero al lavoro, soprattutto al nord Italia, in particolare nella piagata Lombardia: pur colpiti dai tagli che negli ultimi anni hanno interessato il settore, pur travolti da un’emergenza senza precedenti, pur sfiancati dai turni ed emotivamente provati restano, si confermano un’eccellenza. Pronti, preparati, determinati, si sono mossi come soldati chiamati improvvisamente alla battaglia, hanno indossato mascherine come elmetti e da settimane, giorno e notte, accolgono, curano, rassicurano, accompagnano, sostengono.

L’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato letteralmente sommerso di cibo preparato da ristoranti e privati e recapitato gratuitamente al personale al lavoro. Al punto che l’ospedale, attraverso la sua pagina facebook, ha dovuto chiedere di non portare altri generi alimentari e ha ringraziato del supporto. Episodi simili sono avvenuti a Milano, a Brescia, in Veneto e in chissà in quante altre località non coperte così capillarmente dai cronisti. Sempre rimanendo in tema culinario, a Palermo ai turisti lombardi in quarantena sono state offerte arancine e cannoli per che si sa, siamo italiani e il cibo e la prima forma di vicinanza.

Sui citofoni di tantissimi palazzi nella nuova zona rossa della Lombardia sono apparsi cartelli scritti da persone che si offrono per portare la spesa a chi è ammalato, in quarantena, o semplicemente preferisce non uscire. Addirittura sono apparsi annunci di offerta gratuita di alloggio a infermieri e medici che ne necessitavano. E ancora. Il gruppo Esselunga fino a Pasqua consegnerà gratuitamente la spesa a casa agli over 65, ha donato due milioni e mezzo agli ospedali in prima linea nella battaglia contro il coronavirus e ha programmato un intervento straordinario di welfare per i collaboratori visto il lavoro eccezionale di queste settimane.

Perfino la moda si mobilita: da Armani a Bulgari, da Dolce &Gabbana a Chiara Ferragni hanno fatto donazioni agli ospedali milanesi per far fronte all’emergenza. E poi ci sono gli insegnanti che si sono messi all’opera con le lezioni virtuali, i nonni che si fanno in quattro per stare con i nipotini nonostante il rischio contagio. E poi ci sono i gruppi virtuali di preghiera, veri e propri monasteri wi fi in cui famiglie in quarantena, per il contagio o volontaria, si danno appuntamento per pregare come nei monasteri. A qualche gruppo partecipano anche medici sfiniti dai turni di lavoro o ammalati contagiati ricoverati negli ospedali. La preghiera si sa cambia le sorti della storia.

Infine le storie dei singoli. Come Gennaro Arma, che ha lasciato per ultimo la nave Diamond Princess ormeggiata vicino alle coste giapponesi per 28 giorni. Con lucidità e sangue freddo ha gestito le 3700 persone a bordo, tra cui 705 positivi al test. Poi, alla fine, quando tutti sono scesi e sono stati messi al sicuro, per ultimo, anche lui ha lasciato la nave. La moglie ha commentato: «Ha fatto quello che i capitani devono fare: essere a capo, guidare e prendere decisioni».

Buona II domenica di Quaresima

Perché ieri era domenica!

Publiée par Unità Pastorale Lambrugo – Lurago d'Erba sur Lundi 9 mars 2020

C’è don Carlo che attraversa le vie del paese per benedire strade ed edifici dopo aver celebrato la Messa in Brianza, don Maurizio che celebra all’aperto tenendo i fedeli a distanza di un metro a Roma, don Roberto disponibile a colloqui e confessioni per tutto il mese in Puglia, don Vittorio disponibile per l’Eucarestia, il vescovo Francesco che a Venezia ha impartito la benedizione eucaristica fuori dalla Basilica del Cristo Redentore e tanti altri che fanno quello che si può, e qualcuno anche qualcosa in più. Insomma, anche ai tempi del coronavirus «C’è del buono in questo mondo, padron Frodo: è giusto combattere per questo!». E anche raccontarlo.

Chiamiamo a raccolta anche voi! Lanciamo l’hashtag #cedelbuonoinquestomondo Scriveteci a redazionetimone@gmail.com raccontando quanto di buono avete visto, vissuto e letto in questo periodo così difficile per il nostro Paese. Contrastiamo la paura con la bellezza, che sappiamo salverà il mondo, anche al tempo del coronavirus.


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