Tanto tuonò che piovve. Accade in Francia, precisamente a Tolosa, dove un gruppo di circa cinquanta soggetti ha interrotto un presepe vivente dei bambini al grido di: «Stop ai fascisti».
Sabato scorso alle 16 in place Saint-Georges i bambini si erano dati appuntamento per la rappresentazione guidati dall’associazione Vivre Noël, il tutto avrebbe dovuto svolgersi fino alle 18 con l’accompagnamento di diversi cori. Ma il gruppo di soggetti di cui sopra, raccontano le cronache dalla Francia, hanno cominciato a inveire contro i «fascisti» e gli «sbirri».
Le urla hanno spaventato i piccoli figuranti, mentre questi signori autodefinitosi «anticapitalisti» volevano proprio che la rappresentazione si interrompesse. E hanno raggiunto il loro risultato, perché pastorelli e pecorelle hanno abbandonato il campo o almeno gli è stato fatto abbandonare senza che loro capissero bene il perché.
Se a furia di vedere fascisti ovunque i risultati sono questi, bisognerebbe che tutti gli autoproclamati difensori della democrazia e della libertà si orientassero verso una sana e robusta autocritica. Perché può capitare, come in questo istruttivo caso francese, che si faccia la fine del bue che dà del cornuto all’asino, tanto per restare in tema con il presepe.
Giustamente l’arcivescovo di Tolosa, monsignor Robert Le Gall, ha diramato un comunicato in cui «deplora» che una manifestazione come quella del presepe «non sia più rispettata nel nostro paese e susciti anche degli atti di violenza verbale e fisica da parte di quelli che si erigono come difensori della libertà».
I bambini di Tolosa che sabato si erano dati appuntamento in piazza si sono trovati così vittime di un impazzimento generale che anche nel nostro paese è ben rappresentato. Tra i molti karaoke di Bella ciao (anche in chiesa, al termine della messa) e le piazze con sardine, si fa presto a dire «fascista» a questo e a quella. Un po’ come Peppone nel film Don Camillo monsignore… ma non troppo, quando sonnecchiante al Senato si sveglia nel bel mezzo di una scaramuccia tra parlamentari e scatta subito con la parola d’ordine, sempre valida indipendentemente dal merito del contendere: «Fassisti!»
Anche i bambini di Tolosa sono caduti sotto i colpi dei paladini della libertà, che con il consueto grido di battaglia hanno arruolato tra i giovani balilla anche i pastori, le pecorelle, Giuseppe, Maria e il Bambinello.
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