Ci siamo: il giorno della Festa del Timone a Milano è finalmente arrivato.
La giornata di oggi ruoterà attorno al tema delle “minoranze creative”, per cattolici che vivono nel mondo ma che non vogliono essere del mondo: nella mattinata, dopo la celebrazione della Santa Messa, ne parleranno il cardinal Gerhard Müller e la scrittrice Costanza Miriano. Nel pomeriggio, invece, dopo un giusto spazio lasciato all’incontro con giornalisti, case editrici, associazioni, blogger e altre realtà amiche del Timone, sarà il momento per una tavola rotonda dal titolo “Per non perdere la rotta”, che vedrà sul palco personalità che hanno fatto, e ancora continuano a fare, la storia della rivista: Vittorio Messori, Saverio Gaeta, Gianpaolo Barra, Riccardo Cascioli e Lorenzo Bertocchi.
L’evento, incentrato sulle “minoranze creative”, sarà anche l’occasione per lanciare Cattolici nel mondo – Uso e manutenzione: un manuale di circa 100 pagine, scritto sulla base della Regola di San Benedetto e che ha lo scopo di aiutare i cattolici del XXI secolo a vivere la propria fede: «per mangiare, riposare, pregare, educare, lavorare, divertirsi… ci vogliono le istruzioni!». Certo, «le regole da sole non bastano, ma come diceva San Bendetto da Norcia, aiutano a dirigere “la vita di quelli che obbediscono”».
Accanto a questo, verrà presentata l’Agenda del Timone per il 2020. Infatti, che senso ha organizzare nel minimo dettaglio il nostro lavoro, l’attività sportiva, la nostra gestione del tempo, del denaro, gli impegni dei figli, le nostre attività se non si lavora prima di tutto sulla nostra vita di fede, che è quello che più conta?
GLI ESORDI DEL TIMONE
Una storia che dura da vent’anni, quella del Timone, nonostante un esordio tutto in mano alla Provvidenza. Ma, come sottolinea il fondatore Gianpaolo Barra alla Nuova Bussola Quotidiana, il successo della rivista si deve al fatto che ha intercettato un bisogno profondo: quello di avere la possibilità di conoscere e approfondire la propria fede, progredendo così nella conquista della vita eterna. Ed ecco quindi che si andò formando la «nazionale degli apologeti. […] Messori, Cammilleri, poi Eugenio Corti, Mario Palmaro, Marta Sordi e molti altri. Erano già dei nomi nel panorama cattolico, ma ognuno scriveva per conto suo. Il Timone ha avuto il merito di riunirli sotto un’unica squadra». E pensare che, anche tra questi, non tutti erano certi che si sarebbe riusciti a fare centro. Continua Barra: «[…] andai da Eugenio Corti. Mi accolse nella sua residenza. Si stupì del fatto che non avevamo nulla e mi disse: “Guardi, io la aiuto e scriverò gratis, però sappia che lei non ce la farà mai”. Dopo qualche anno, ci rivedemmo e si mise le mani sulla fronte: “Avevo sbagliato tutto, Barra! Le devo chiedere scusa”. Ecco, Il Timone è stata un’opera umanamente imprevedibile dove la Provvidenza ha giocato un ruolo decisivo».
La giornata di oggi a Milano – con amici che arrivano da tutta Italia – testimonia come da quel primo numero stampato in 3.000 copie, che costò 6 milioni di lire e che vide i collaboratori autotassarsi per riuscire a stamparlo e diffonderlo, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Resta anche oggi il profondo bisogno di fare apologetica, seppure declinata in maniera differente. Conclude Barra: «Oggi di apologetica non parla più nessuno, l’attenzione della Chiesa è concentrata più su temi quali l’immigrazione o la salvaguardia del Creato, ma se noi continuiamo a crescere significa che sempre più fedeli hanno bisogno di questa ragione e di questa speranza. Perché sappiamo che Il Timone è nato per una missione e finché il Buon Dio ci darà segni della nostra “utilità” continueremo nella nostra opera».
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