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Suora in casa di riposo. Ma senza velo
NEWS 22 Novembre 2019    di Giuliano Guzzo

Suora in casa di riposo. Ma senza velo

La spietata laïcité francese colpisce ancora. Questa volta, a farne le spese, è un’anziana suora che, nell’ottobre 2018, aveva fatto domanda per un posto in una casa di riposo a Vesoul gestita dal Centro Comunale d’Azione Sociale (CCAS), nella regione della Haute Saon. Si tratta della casa “Foyer Logements”, sistemazione più che confortevole dato che prevede che gli ospiti abbiano tutti il loro bell’appartamento privato e, al contempo, possano usufruire del ristorante per tutti i pasti. Anche per questo la struttura, com’è prevedibile, ha la sua bella, lunga lista d’attesa.

Infatti l’anziana suora di cui si parla ha dovuto attendere fino a luglio di quest’anno – quindi circa nove mesi – per poter avere il suo posto. Peccato che, al termine di questa attesa, sia per lei arrivata anche un’amara sorpresa. Alla religiosa il centro che gestisce la casa ha difatti inviato una comunicazione con cui da un lato accettava la sua domanda ma, dall’altro, sottolineava un aspetto tutto fuorché secondario, ossia quello dell’impossibilità, per l’anziana, di indossare il suo abito.

«Nelle nostre strutture, i nostri ospiti possono avere convinzioni particolari che vanno rispettate», recita detta comunicazione, «e proprio nel rispetto della laicità qualsiasi segno di appartenenza a una comunità religiosa non può essere accettato al fine di assicurare la serenità di tutti». Solo il crocefisso al collo – da quanto è dato capire – è stato consentito di tenere all’anziana suora che, comprensibilmente affezionata all’abito portato per tutta una vita, ha rinunciato al suo posto nella casa di riposo, aiutata dalla parrocchia locale, che ha provveduto a trovarle una sistemazione che, però, non può affatto essere considerata risolutiva.

Infatti oggi la suora si trova a doversi gestire da sola, alla sua veneranda età, la vita domestica. Ciò nonostante, i signori della casa “Foyer Logements” si sono dimostrati irremovibili, ricordando che il «regolamento interno è lo stesso per tutti gli ospiti». Sarà. Anche se è curioso tutto questo attaccamento alla laicità dal momento che il parroco della zona celebra regolarmente la messa nel refettorio della struttura senza nessun problema né, pare, lamentele da parte di alcuno.

Intanto, la notizia della vicenda dell’anziana donna ha fatto in questi giorni il giro non solo della Francia ma dell’Europa intera, con il sindaco di Vesoul, Alain Chrétien che, un paio di giorni fa, ha espresso il suo rammarico per quello che ritiene «un errore di giudizio»: e come dargli torto.

Il punto è che, non da oggi, in Francia soffia un pericoloso vento laicista rispetto al quale il recente rogo di Notre Dame rappresenta solo, a ben vedere, un simbolico compimento. Ma se l’origine di quanto accaduto alla cattedrale non è mai stato chiarito fino in fondo, la matrice di altri gesti cristianofobici è invece decisamente più chiara. Da qualche tempo, infatti, la Francia sta vivendo un’epoca di violenza contro gli edifici di culto cattolici. Basti pensare che dal 2017, secondo il Ministero degli Interni francese, sarebbero oltre un migliaio gli episodi di dolo, profanazione o incendio avvenuti nelle chiese francesi.

Il rifiuto di ospitare l’anziana suora da parte della rinomata casa di riposo della Haute Saon non è insomma, per quanto indubbiamente molto grave, un fatto straordinario, ma si inserisce piuttosto bene in un clima di ostilità verso la religione in generale – e il cristianesimo in particolare – che dura da tempo e del quale in pochi sembrano intenzionati a occuparsi. Tolleranza, questa sconosciuta.


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