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Sacerdote ucciso in Siria: un altro martire per mano dell’Isis
NEWS 13 Novembre 2019    di Giulia Tanel

Sacerdote ucciso in Siria: un altro martire per mano dell’Isis

La Siria piange le ennesime vittime: il parroco armeno-cattolico di San Giuseppe a Qamishli, Ibrahim Hanna (nella foto, chiamato Hovsep), e suo padre Ibrahim Bidu Hanna. I due sono stati uccisi lunedì pomeriggio mentre erano in viaggio in automobile in direzione di Deir ez-Zor per controllare i lavori alla Chiesa dei Martiri: una motocicletta ha dapprima affiancato la loro vettura, per poi superarla e aprire il fuoco: il sacerdote, classe 1976, è morto non appena giunto di fronte all’ospedale di Hassaké, mentre l’anziano è morto sul colpo. Solo qualche ferita, invece, per gli altri due passeggeri: il diacono Fadi e, pare, Anton Mlko.

Le indagini sono ancora in corso, anche se alcune fonti riportano che l’agguato è già stato rivendicato dall’Isis, che con questo gesto rimarca ancora una volta il proprio odio nei confronti dei seguaci di Cristo.

IL COMMENTO DELL’ARCIVESCOVO ARMENO-CATTOLICO DI ALEPPO

La notizia dell’attentato che ha portato alla morte di padre Ibrahim Hanna, rimbalzata velocemente sui media internazionali, è stata così commentata da monsignor Boutros Marayati, arcivescovo armeno-cattolico di Aleppo, raggiunto da Aiuto alla Chiesa che Soffre: «La guerra in Siria non è ancora finita. E la presenza dell’Isis si fa ancora sentire».

Soprattutto, prosegue il prelato, è molto concreta l’ipotesi che il sacerdote sia stato ucciso proprio in relazione al suo ruolo: «Non sappiamo ancora chi l’abbia ucciso», ha infatti affermato, «sebbene pare che l’Isis abbia rivendicato l’attacco. Certo è che padre Hovsep indossava il clergymen e dunque era riconoscibile, così come era ben riconoscibile la sua macchina che sul cofano portava una grande scritta: Chiesa armeno-cattolica». E non è da escludere, aggiunge l’arcivescovo, che all’origine di tutto vi sia il fatto che i turchi non vogliono che vi sia un ritorno dei cristiani nella città di Dei ez-Zor, dove «sono stati uccisi molti dei nostri martiri fuggiti dal genocidio del 1915».

Monsignor Marayati lancia quindi un appello a tutti i cristiani del mondo: «Vi prego, pregate per noi e per il nostro popolo. Viviamo momenti estremamente difficili». E, con loro, anche alla comunità internazionale: «Noi chiediamo solamente che questa guerra finisca. Ma ciò non potrà avvenire se continuate ad aiutare i terroristi e ad inviare armi in Siria!».

NUOVI MARTIRI PER LA FEDE

Il nome di padre Ibrahim Hanna, ucciso per la sua fede, va così ad allungare la schiera dei martiri, ossia dei “testimoni”, così come vuole l’etimologia della parola greca, che hanno donato la propria vita per Cristo. Ma, come dice la Scrittura: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5,11-12).


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