I cattolici devono riscoprire l’Eucaristia. E’ il desiderio, ma anche l’appello, di monsignor Daniel Robert Jenky, vescovo della diocesi di Peoria, Illinois, che in una lettera del 16 settembre scorso, rivolta ai suoi fedeli e non solo, ha affermato esattamente questo: «Chiedo che quest’anno, ma anche nei prossimi anni, nei consigli parrocchiali come nelle case religiose, nelle riunioni delle facoltà come in quelle cappellani e catechistiche, tutta la nostra Chiesa locale faccia il possibile per rafforzare la propria attenzione al Santissimo Sacramento».
Sulla stessa scia dell’esortazione di questo pastore dell’Illinois, in Sinu Jesu:When Heart Speaks to Heart, un volume che raccoglie le rivelazioni private ad un monaco benedettino, è riportato quanto Gesù stesso avrebbe rivelato a questo religioso, allo stato rimasto ancora anonimo: «Voglio che tu parli ai fedeli della Santa Messa come un vero sacrificio. Hanno dimenticato questo … che sono presente sull’altare come sulla croce […] È tutto il mio sacrificio d’amore che si svolge davanti ai loro occhi. Devi dirlo loro». D’accordo, si potrebbe dire, ma come mai una così massiccia richiesta, da più parti, di maggiore attenzione all’Eucaristia?
La risposta è semplice e drammatica al tempo stesso: perché i cattolici hanno smesso di averne. A certificarlo non è stato qualche oscuro conservatore nostalgico dei tempi andati e in odore di tradizionalismo, ma il Pew Research Center (Prc) che dal 4 al 19 febbraio di quest’anno ha effettuato una rilevazione proprio sulla conoscenza religiosa nel popolo americano, condensando quanto scoperto nelle 70 pagine di un report poi eloquentemente intitolato What Americans Know About Religion,«Cosa sanno gli americani della religione».
Ebbene, se molteplici e stimolanti sono i dati raccolti in questo documento, ce n’è uno apparso sconvolgente. E’ quello sulla conoscenza che hanno i cattolici dell’Eucaristia. Conoscenza si fa per dire, dato che è emerso come solo un terzo dei cattolici statunitensi creda che la comunione sia il corpo e il sangue di Cristo, mentre il 69% ritiene che il pane e il vino siano meri simboli. E non è finita qui. Molti dei fedeli che ritengono che pane e vino siano simboli si dicono pure convinti che questo sia l’insegnamento della Chiesa.
Dati, questi, che negli Stati Uniti sono suonati come un campanello d’allarme per parecchi sacerdoti vescovi. Prima di monsignor Jenky, infatti, subito a ridosso della pubblicazione della ricerca del Prc, era stato monsignor Robert Emmet Barron, vescovo ausiliare di Los Angeles, a manifestare su Twitter la propria scandalizzata incredulità: «E’ difficile descrivere quanto mi irriti quanto emerso nell’ultimo studio del Pew Research Center. Questo dovrebbe essere una sveglia per tutti noi nella Chiesa. Siamo tutti colpevoli».
Vero è che quello della mancata consapevolezza del valore della santa Messa e del sacrificio eucaristico è un problema che ormai si trascina da decenni – già padre Pio di Pietrelcina (1887-1968), aveva a suo tempo sentenziato che, se si sapesse del reale valore della santa Messa, ci vorrebbero i carabinieri per coordinare le folle che vi accorrerebbero – ma a quanto pare l’ultima ricerca effettuata dal think tank statunitense con sede a Washington ha spaventato più che mai molti vescovi, soprattutto americani per l’appunto, quali i citati Jenky e Barron, che ora tentano di correre ai ripari con esortazioni dalle quali è difficile dissociarsi.
Anche perché, se esiste un problema di mancata consapevolezza sul significato dell’Eucaristia tra i fedeli americani, non ci sono purtroppo elementi che possano far pensare migliore la situazione in Europa. Tutt’altro: è quanto mai verosimile che con questa lacuna spaventosa sia la Chiesa cattolica intera, oggi, a dover fare i conti.
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