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Il primo giorno di scuola: si fa la (nostra) storia
NEWS 12 Settembre 2019    di Giacomo Bertoni

Il primo giorno di scuola: si fa la (nostra) storia

Poi la campanella suona, ancora una volta… Sono passati esattamente 14 anni dal mio primo giorno di liceo. Ricordo perfettamente la prima aula, le pareti gialle, il mio posto (prima fila esterno a destra), il discorso di presentazione della professoressa di lettere. Un discorso che parlava di impegno, serietà, ostacoli, sfide. Crampi allo stomaco insomma. Ma anche scoperte, esperienze, letture, viaggi. Sembrava quasi di intravedere Manzoni, Dante, Catullo e Leopardi che passeggiavano all’ombra del grande cedro del Libano che dominava il piccolo cortile. Grandi maestri pronti a farsi guide per noi: per un attimo, anche la paura delle future interrogazioni si faceva da parte. È la fortuna di studiare in un liceo che si trova accanto a una delle grandi basiliche della città, un liceo nato come monastero alla fine del XIV secolo. Un luogo dove la storia ha lasciato le sue impronte, dove la fantasia può viaggiare serena, rendendo anche lo studio più appassionante.

A chi oggi è dietro i banchi, buon viaggio. State iniziando gli anni più tormentati e belli della vostra vita: abbiate il coraggio di viverli al massimo. Sì, non fatevi ingannare dalle mie parole. Sono vere, sincere, ma nascono da un distacco sereno. Non sarei stato in grado di scriverle il giorno prima della maturità, ma neanche prima di una versione o di una verifica di trigonometria (brividi ancora oggi). Il tormento, le delusioni, le sofferenze: questo bagaglio non mancherà. E non sarà affatto leggero. La solidarietà fra compagni è un dono prezioso ma raro, l’amicizia vera richiede una ricerca profonda, il proprio ruolo nella scuola non è sempre luminoso, soprattutto se non si è molto popolari. Insomma, avere l’annuario (si stampano ancora?) pieno di firme e di frasi affettuose è un traguardo difficile da raggiungere. Però non è tutto lì.

La vostra vita non finisce in quelle corse per arrivare in orario a una verifica per la quale non siete forse preparatissimi. Non finisce nel rifiuto di un amico o di un’amica per voi speciale. Non finisce davanti alle ingiustizie, e nemmeno davanti a qualche professore non degno di questo titolo. In quel subbuglio di ansie, attese, aspettative, c’è la fucina dalla quale uscirà la vostra personalità. Chiedete tanto, pretendete il meglio, non vi accontentate. Tanti cercheranno di vendervi nebbia, anche nei rapporti umani. Ma voi non abbiate mai paura, neanche di restare soli per un po’: ci sono “no” che rendono liberi. Non silenziate le vostre paure, i vostri dubbi, non spegnete mai quella rumorosa macchina dei pensieri, perché fra qualche anno troverete il filo rosso e tutti i pezzi del puzzle andranno al loro posto. O quasi dai, finché siamo qui a leggerci dobbiamo cercare gli incastri giusti.

A chi è dietro la cattedra coraggio, perché il compito è oggi più arduo che mai. Fra mille pressioni resistete, non perdete la passione per uno dei lavori più importanti che ci siano. Ricordatevi che non cerchiamo amici, cerchiamo docenti, educatori, esempi. Che dei prof tanto amati e “gggiovani” ce ne facciamo poco, perché il mondo ci fornisce già in abbondanza modelli intellettualmente comodi. Invece dei prof che ci faranno tremare le gambe, che ci chiederanno la luna dandoci l’intero sistema solare, ci ricorderemo. E ricorderemo la loro serietà quando in università il percorso di studio sarà molto più individuale, quando spetterà solo a noi organizzare appelli e scadenze, quando nella vita riceveremo proposte al ribasso e sapremo di poter volare più in alto.

Iniziano anni che non ritorneranno. Viveteli così da poterli ricordare domani con nostalgia serena. Perché se si impara a restare svegli, a pensare, a non censurare i dubbi, a vivere le emozioni, non ci sono sfide che potranno fermarvi nella vostra vita da grandi. Tenete acceso il cuore, riempite la mente di domande, non smettete mai di cercare la verità. Buona scuola!


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