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Cosa hanno in comune Epstein, McCarrick e Weinstein
NEWS 14 Agosto 2019    di Giulia Tanel

Cosa hanno in comune Epstein, McCarrick e Weinstein

Jeffrey Epstein, Harvey Weinstein e Theodore McCarrick: un ricco finanziere, un produttore cinematografico e un prelato della Chiesa cattolica. Apparentemente queste tre figure non hanno nulla in comune: eppure, sostiene Jennifer Roback Morse sul National Catholic Register, approfondendo il loro stile di vita si evince come tutti e tre facciano riferimento a «un sistema di credenze che afferma che il sesso è un diritto. Opera(va)no secondo i principi dell’ideologia più potente attualmente in atto nel mondo: l’ideologia della rivoluzione sessuale».

Un’affermazione, questa, che non svela nulla di quanto non sia già noto sulla vita privata dei tre soggetti in questione. Epstein, morto (pare) suicida proprio qualche giorno fa, era incarcerato a Manatthan con l’accusa di abusi sessuali, traffico e sfruttamento a danno di varie decine di ragazze minorenni e rischiava l’ergastolo. Stessa sorte, ossia il carcere a vita, è forse quella che aspetta a Weinstein, accusato «per due capi di violenza sessuale, svariate accuse di atti sessuali criminali di primo grado, uno stupro di primo grado e uno stupro di terzo grado, oltre ad essere stato accusato da oltre 60 donne di violenza o molestie sessuali, tutte queste accuse, se fossero». Invece già concluso, almeno sotto il profilo giudiziario, è il processo contro l’ex cardinale McCarrick che – con grande sofferenza da parte di tanti fedeli e prelati per la presa di coscienza del «fumo di Satana che è entrato nel Tempio di Dio» – nello scorso febbraio è stato ridotto allo stato laicale, con sentenza inappellabile.

«I ricchi e i potenti», afferma ancora Roback Morse, «sono sempre stati in grado di farsi strada dai problemi che avrebbero schiacciato una persona normale. Ma la diffusa accettazione dell’ideologia rivoluzionaria sessuale facilita il loro cammino. In misura senza precedenti, la religione secolare regnante del nostro tempo consente abusi sessuali, disarma le vittime e autorizza i predatori».

Cosa si può fare di fronte a questo fenomeno? Il tentativo di risposta fornito dal movimento #MeToo appare, anche senza andare ad evidenziarne le contraddizioni interne, francamente insufficiente, perché si propone sì di combattere la piaga degli abusi sessuali, ma senza con questo rinunciare al quadro ideologico di riferimento.

Invece, solo la Chiesa cattolica, con il suo magistero «in diretta opposizione alla rivoluzione sessuale», chiosa Roback Morse, è in grado di fornire una soluzione valida: la sessualità, esercitata secondo la legge divina, è un dono che viene fatto da Dio agli uomini. Il sesso non è un diritto, per nessuno: «i bambini hanno diritto a una relazione con entrambi i genitori. Le donne e gli uomini hanno diritto all’amore e alla lealtà dei loro coniugi. Ogni persona umana ha il diritto di nascere come risultato di un atto d’amore tra madre e padre. Questo atto di amore è un’icona dell’amore di Dio e che l’amore di Dio è la fonte ultima di tutto ciò che esiste». E i cristiani, che per questa visione sono spesso ridicolizzati, sono oggi più che mai chiamati a proteggere la positività di questo valore, portandone – con la propria vita – testimonianza nel mondo.


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