E’ una bella notizia quella del via alla causa di Beatificazione del partigiano “Bisagno” annunciata ieri dal cardinale di Genova Angelo Bagnasco. Bella anzitutto per noi italiani perché nel profluvio di vulgate di parte e dichiaratamente di Sinistra di quella che è stata la nostra guerra civile, la figura di Aldo Gastaldi è sempre rimasta – per così dire – in ombra: schiacciata dall’aneddotica di partigiani comunisti il più delle volte massacratori e per nulla eroi e dimenticata così da un’oblio che ha rischiato di diventare eterno, ma che soltanto in questi anni ha iniziato a emergere sotto forma di verità. Eppure la figura di Gastaldi è stata cristallina fin dall’inizio, anzitutto per i suoi compagni che hanno sempre visto in lui un patriota vero, che non provò mai odio per i nemici e cercava di essere per i suoi commilitoni un padre.
Ma bella anche per la Chiesa, perché Bisagno era cattolico e quella dei partigiani cattolici è stata un’epopea bistrattata e umiliata sotto i colpi di una storia scritta con troppa violenza e a senso unico dalla letteratura di Sinistra.
Eppure, la Resistenza è stato un movimento che ha visto l’impegno disinteressato e commovente di tanti combattenti cattolici, i quali, a differenza di quelli comunisti, che poi presero il controllo anche della storia, non ambivano a vendette personali né a instaurare il controllo ideologico di uno stato straniero come l’Unione Sovietica.
Per far passare questa verità c’è voluto del tempo, c’è voluto il tempo per lenire la prepotenza dei vincitori che hanno sempre presentato la Resistenza come un movimento esclusivamente comunista. Invece Bisagno ci ricorda che il sacrificio di tanti cattolici va onorato nel modo più alto.
Se fosse martire o no – a tal riguardo le informazioni circa un suo assassinio non sono mai arrivate a parole definitive – poco importa. Quel che importa è la fama di santità di Gastaldi, che soltanto oggi può essere analizzata. E’ poi questo il senso dell’Editto del cardinale pubblicato sul notiziario diocesano “il Cittadino” «a comunicare direttamente o a far pervenire al Tribunale Ecclesiastico Diocesano tutte quelle notizie dalle quali si possano in qualche modo arguire elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del Servo di Dio» e presentare «i manoscritti, i diari, le lettere ed ogni altra scrittura privata del Servo di Dio».
Originario di San Colombano Certenoli nel 1943 fondò il primo nucleo della Divisione Cichero, una delle più gloriose operanti in Liguria.
Cattolico fervente e votato alla verginità, per salvaguardare la vita di alcuni suoi uomini non esitò ad accompagnarli personalmente a casa. Ed è in quella circostanza che trovò la morte dopo un incidente stradale.
Bisagno è una vecchia conoscenza del Timone, che si è occupato più volte di lui e anche recentemente proprio il nipote Aldo ha tratteggiato la sua personalità in occasione dell’ultimo 25 aprile, soffermandosi sulle lettere che egli scriveva durante la Seconda Guerra Mondiale e nelle quali traspariva la sua fede soprattutto nella Madonna.
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