In occasione della XXVII Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, che ricorre oggi, 24 marzo, la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre torna a illuminare di rosso alcuni monumenti. L’evento segue quello del 20 novembre scorso quando fu Venezia ad essere illuminata con il colore del sangue dei cristiani perseguitati nel mondo. Nella serata tra il 23 e il 24 marzo l’evento ha toccato le città italiane di Albenga, Legnano, Pistoia e Sanremo. Di seguito uno stralcio della meditazione del cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis, tenuta il 21 marzo nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina.
«(…) Totalitarismi di segno diverso, guerra mondiale “a pezzetti”, miseria e nuove schiavitù, attese di riconciliazione in terre ferite dal terrorismo hanno trovato questi “caduti” [martiri missionari dei nostri tempi], vicini e prossimi, in luoghi dove il Signore avrebbe scelto di essere e dove era forse proprio attraverso di loro. Luoghi e situazioni considerate troppo pericolosi, o “sconvenienti” anche al sentire comune di oggi che a tutti, giovani e adulti, ricchi e poveri, suggerisce “salva te stesso”.
Questi nostri fratelli, queste nostre sorelle non l’hanno fatto e perdendo la loro vita, hanno trovato la vita vera, e la vita senza fine. Più forte delle intimidazioni del male e contagiosa, come il fuoco pasquale che comunicandosi di cuore in cuore, da popolo a popolo, non diminuisce ma aumenta il suo calore e la sua luce.
Non dobbiamo perdere anche noi, almeno un po’ della nostra vita, per ritrovarne il senso, la pienezza? Perdere il timore di “uscire” e andare disarmati, come loro, lì dove Gesù ci attende? E il contagio della commozione e della luce di questa sera, non potranno forse guidarci nel cammino dell’esodo da noi stessi, verso la libertà che insieme vogliamo trovare? Questi nostri fratelli e queste nostre sorelle ci sono maestri in questa Quaresima, compagni di strada verso la Resurrezione dell’umanità, che, sfigurata dal male, ritrova in loro la somiglianza con Dio, con i suoi sentimenti, la sua empatia. (…)»
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