Con la possibilità di abortire fino al nono mese la scusa della libertà della donna non regge più: il bimbo può vivere autonomamente e la mamma potrebbe “liberarsi” partorendo. Ne parla Costanza Miriano su questo numero del Timone «Non so se sia una speranza pazza, una spes contra spem, ma questa legge, secondo me, dovrebbe scandalizzare proprio i pro-choice. Noi pro-life, infatti, non facciamo proprio nessuna distinzione tra un bambino di un giorno e uno di nove mesi. […] Nel caso di un aborto ai primi mesi la mamma afferma la propria facoltà di essere libera dal figlio, anche a costo di far morire il bambino. Al nono, invece, la mamma può liberarsi di lui senza farlo morire. Deve quindi compiere un’azione decisa e deliberata, positiva, deve proprio fare qualcosa di drastico e molto forte affinché lui muoia. Al bambino viene tranciato l’osso del collo (e magari alla mamma si era fatta l’epidurale affinché non sentisse dolore). Quindi la scusa della libertà di scelta non regge più. Al nono mese non si deve scegliere tra la mamma e il bambino. […] Quindi quella donna tecnicamente non è più una pro-choice, è una pro-death: si tratta di un vero e proprio omicidio di una persona la cui vita non dipende più da quella di un’altra».
Su questo tema ascolteremo anche la voce di Madre Agnes Mary Donovan, già presidente del Consiglio Superiore delle Religiose negli Stati Uniti e fondatrice datrice delle Sisters of life, ordine contemplativo e attivo che ha come vocazione la protezione della vita: «l’effetto di questa legge sarà quello di allungare drasticamente il periodo in cui le donne si sentono più vulnerabili perché tentate dall’idea dell’aborto. Le mamme saranno quindi meno portate a prendere una decisione definitiva ed essere tranquille in questa scelta». Ma questa legge, che ha inferto un duro colpo ai movimenti pro life «non è la fine della storia, la morte e il peccato non sono l’ultima parola, Gesù è l’ultima Parola. La Sua è un’opera potente, in cui noi abbiamo un ruolo cruciale. A volte siamo portati a credere che il nostro impegno non sia servito a nulla, ma ogni cosa fatta nel e col Signore ha un’eco eterna. Lui prende seriamente le nostre preghiere e la nostra fedeltà, così ci permette di partecipare alla salvezza del mondo…»
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