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Roncato e l’aborto, alla ricerca del perdono
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21 Febbraio 2019

Roncato e l’aborto, alla ricerca del perdono

Quando l’aborto vissuto e procurato fanno irruzione in uno studio televisivo si rimane di ghiaccio perché dove tutto è finto e costruito, l’ingresso della verità mette tutti in riga. Non sfugge a questa costante neppure l’ultima “confessione” televisiva di Andrea Roncato, il popolare attore del duo comico Gigi e Andrea e di molti film, diremmo oggi, disimpegnati, ma di altri più drammatici. Un attore completo, Roncato, comico e drammatico al tempo stesso. Ma che – come succede a tanti – ha dovuto sacrificare sull’altare del successo anche ciò che c’è di più caro: un figlio.

È lui stesso a dirlo nel corso di un’intervista a Silvia Toffanin nel corso della trasmissione Verissimo.

Si parla di tutta la vita a 360 gradi e poi, ad un certo punto, quando si arriva alla voce rimpianti, ecco che anche Roncato apre il suo cuore e rivela: «Un figlio mi manca, è stato il vero errore della mia vita. Quando ero molto giovane ho avuto la possibilità di diventare padre, di avere un figlio, ma feci un aborto». Ora, uno si aspetterebbe un minimo di giustificazioni, un tentativo di sentirsi giustificato dal pubblico per una decisione presa molti anni prima, probabilmente nell’ottenebramento della coscienza che solo il successo sa dare. Invece Roncato non cerca scorciatoie e mostra chiaramente a che punto è arrivato del suo cammino. «Adesso sono diventato estremamente antiabortista. Ho fatto anche un libro per questo bambino che non è mai nato che si chiama “T’avrei voluto”».

Quello che poteva essere un momento di intimismo televisivo, capace magari di far alzare lo share, diventa d’improvviso una confessione di un uomo solo che non ha nessuna paura di sfidare le leggi del conformismo definendosi antiabortista. Una parola che difficilmente entra nella programmazione dei talk perché urticante e – direbbero oggi certe anime belle del politicamente corretto – divisiva.

Invece, come è proprio di chi si sente libero di fronte alla realtà proprio perché di quella realtà ha conosciuto l’intima verità, Roncato non ha nessuna vergogna né imbarazzi. Solo rimpianti. Eppure non sappiamo nulla. Chi era lei? E lui quanti anni aveva? Perché ha deciso di abortire? E come si è sentito dopo aver indotto la poverina a uccidere il proprio figlio nel grembo? Non lo sappiamo.

Però sappiamo che di questo dramma, Roncato porta dei segni indelebili: «No, posso perdonarmi tutto ma non questo. Io credo che i figli siano l’unica vera ricchezza che un uomo possa lasciare al mondo. Puoi lasciare bei film, belle poesie, soldi, quello che vuoi, ma credo che lasciare un figlio sia la cosa più bella che un uomo possa fare».

È di fronte alla miseria dei propri peccati che un uomo scopre la sua grandezza. Una grandezza che non gli è data gratis, ma che è stata pagata a caro prezzo da Gesù e che si trasferisce anche in quel piccolo essere umano del quale l’opinione pubblica non sapeva nulla, come del resto di tutti gli altri milioni di bambini abortiti nella storia, ma del quale oggi anche noi dobbiamo farci carico. Per alleviare la sofferenza del suo papà e della sua mamma. E per consolare Roncato. quel perdono che cerca lo sta già ottenendo riconoscendosi bisognoso di misericordia. Un ultimo sforzo e Qualcuno saprà abbracciarlo come padre buono per cancellare quel dramma e fare pace finalmente con quella coscienza così tormentata.

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