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Brandmüller sugli abusi: la causa è la rivoluzione sessuale entrata nella Chiesa
NEWS 12 Gennaio 2019    di Ermes Dovico

Brandmüller sugli abusi: la causa è la rivoluzione sessuale entrata nella Chiesa

Due interviste, entrambe molto interessanti, sono state rilasciate nel giro di pochi giorni dal cardinale Walter Brandmüller, uno dei quattro cardinali firmatari dei dubia sull’Amoris Laetitia. La prima, pubblicata il 4 gennaio dalla Deutsche Presse Agentur, gli ha attirato le critiche del mondo perché Brandmüller aveva chiarito che quando si parla di abusi sessuali commessi da ecclesiastici non è giusto «dimenticare o tacere il fatto che l’80% dei casi di violenza sessuale nella Chiesa colpiscono i giovani maschi e non i bambini», ricordando cioè che la forte correlazione con l’omosessualità è «statisticamente provata». Già in questa intervista aveva spiegato che quanto sta succedendo oggi nella Chiesa «non è altro che ciò che accade nella società in generale» e dunque dovuto all’appiattimento della stessa Chiesa sul mondo, vera causa dello scandalo.

Il novantenne porporato tedesco ha risposto alle critiche e approfondito il tema della crisi ecclesiale, indicando come venirne fuori, in un’altra intervista – pubblicata sulla Catholic News Agency – in cui ha richiamato l’ammonimento di san Paolo ai Romani («non conformatevi a questo mondo») e spiegato che «la sessualizzazione della società per decenni […] ha lasciato il segno sui cattolici e su quelli che sono al servizio della Chiesa». Precisando subito dopo: «Questa affermazione può aiutare a spiegare l’odiosità delle trasgressioni, ma non è assolutamente una scusa!». Pur soffrendo per gli scandali, Brandmüller sottolinea che vanno portati alla loro corretta dimensione perché «centinaia di migliaia di sacerdoti e persone religiose servono fedelmente e disinteressatamente Dio e gli uomini».

Per prevenire gli abusi il cardinale giudica necessario «rifamiliarizzare ancora una volta e approfondire la nostra comprensione dei principi della moralità sessuale determinati dalla natura umana, che è quella dell’uomo e della donna. Giovanni Paolo II, con la sua Teologia del corpo, ha fornito un contributo all’avanguardia su questa materia». Perciò, «questo insegnamento dottrinale di Giovanni Paolo II dovrebbe anche costituire la base per la selezione e formazione dei futuri sacerdoti ed educatori religiosi». In più va ben ponderata la costituzione psico-fisica degli aspiranti al sacerdozio, senza fermarsi a mere considerazioni psicologiche o sociologiche bensì impegnandosi a riconoscere «una vera vocazione proveniente da Dio. Soprattutto quando si tratta di sacerdoti!». Solo dopo si potrà ammettere un candidato all’ordinazione: «Questo è anche ciò che papa Francesco ha detto in diverse occasioni», come per esempio nel libro-intervista La forza della vocazione in cui il pontefice ha ricordato l’incompatibilità tra l’avere una tendenza omosessuale e l’esercizio del ministero sacerdotale, in linea con l’insegnamento della Chiesa sui criteri d’ammissione ai seminari.

Al riguardo Brandmüller spiega che il rigore «nella selezione dei candidati porta anche a una maggiore attrattiva» dell’essere sacerdote. A tal fine sono innanzitutto i vescovi che devono guardare a questa crisi come a una chiamata «per un nuovo risveglio spirituale, attingendo alle radici della nostra Fede». E invita a una riflessione: «Non è stupefacente che i seminari “convenzionali” delle cosiddette comunità tradizionaliste, specialmente in Francia ma non solo lì, non abbiano carenza di seminaristi? Quindi perché non adottare questo modello per il successo?».

Molto netta è la risposta che il cardinale dà al giornalista a proposito della direzione scelta dalla Chiesa per affrontare l’attuale crisi: «La domanda che io stesso mi pongo è se ci sia davvero qualche direzione». Senza giri di parole, Brandmüller individua il male di fondo: «È ovvio che, almeno nell’Europa occidentale, le dichiarazioni della Chiesa sono più o meno in linea con il mainstream sociale, e che le questioni puramente secolari spesso determinano i discorsi e le azioni delle autorità ecclesiastiche». Si va insomma nella direzione opposta a quella indicata da «Benedetto XVI, che nel suo discorso a Friburgo nel 2011 ha parlato del necessario distacco dalla mondanità, che è stato prontamente frainteso». Nel frattempo, perfino alcuni vescovi «specialmente nel campo della morale, hanno espresso opinioni diametralmente opposte alla Scrittura. Ma così facendo, ci si toglie dalle fondamenta dell’esistenza della Chiesa».

Ma anche in Occidente ci sono motivi di speranza rappresentati dai «risvegli religiosi tra i giovani, che non sono indifferenti al declino che li circonda». Il cardinale conclude con una bella immagine per esprimere la fede cristiana. «Fluctuat nec mergitur. Questa espressione è scritta sullo stemma della città di Parigi, che mostra una nave su onde alte: nonostante sia sbattuta avanti e indietro, non è persa! Infatti, Gesù Cristo è a bordo anche quando sembra addormentato. Questa è una raffigurazione della Chiesa».


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