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Asia Bibi e il suo Natale «in una stanza chiusa»
NEWS 21 Dicembre 2018    di Ermes Dovico

Asia Bibi e il suo Natale «in una stanza chiusa»

Dopo oltre nove anni di prigionia sarà il primo Natale fuori dal carcere per Asia Bibi, la madre di cinque figli perseguitata per la sua fede cattolica. Nonostante la Corte suprema del Pakistan l’abbia assolta questo ottobre dalla falsa accusa di blasfemia, Asia è tuttora custodita in un luogo segreto dove vive assieme al marito Ashiq Masih, sotto la protezione delle autorità del Paese, in conseguenza delle violente manifestazioni scatenate dopo la pronuncia della Corte suprema dal Tehreek-e-Labbaik Pakistan, un partito di fondamentalisti islamici. Gli estremisti vogliono una revisione del verdetto per arrivare in definitiva alla condanna a morte di Asia, ma il gruppo di avvocati (con a capo il musulmano Saif-ul-Muluk) che difendono la donna cristiana sono fiduciosi sul rigetto di quest’ultima istanza persecutoria, il cui esito potrebbe essere noto già a gennaio.

Non si sa se i figli di Asia, in particolare le giovanissime Esha ed Eisham, potranno celebrare la nascita di Gesù insieme ai genitori. «Lei trascorrerà il Natale in una stanza chiusa con suo marito», ha detto a Life Site News, mentre si trovava in Canada, il presidente della British pakistani christian association, Wilson Chowdhry, decidendo di non commentare sulla presenza o meno della prole. Difficile sapere, inoltre, se Asia riuscirà magari sotto copertura a partecipare alla Messa di Natale o se sarà consentito a qualche sacerdote di farle visita per portarle il conforto dei sacramenti, con la confessione e l’Eucaristia. Anche in questo periodo di incertezza, Asia è comunque sostenuta da quella grande fede che già nel pieno della fase processuale le aveva fatto respingere più volte la proposta di convertirsi all’islam per essere liberata, dicendosi pronta a morire per Cristo.

La legge sulla blasfemia, intanto, continua a essere usata come arma di persecuzione, come dimostra la vicenda dei due fratelli cristiani Qaisar e Amoon Ayub, imprigionati dal 2015 e condannati a morte il 13 dicembre scorso sulla base di accuse debolissime. Qaisar, sposato e padre di tre figli, dopo aver scelto temporaneamente la via dell’espatrio per sottrarsi alle minacce ricevute in seguito a un diverbio con dei colleghi, è stato accusato di aver pubblicato nel 2011 del materiale offensivo nei confronti dell’islam. Il padre cristiano ha sempre detto di aver chiuso il sito Internet incriminato già nel 2009, spiegando che a riaprirlo per metterlo nei guai è stato un musulmano che Qaisar considerava un amico. Il fratello Amoon, anche lui sposato, è stato a sua volta accusato di cospirazione e blasfemia.

A difendere i due fratelli è il Centre for legal aid, assistance and settlement (Claas), che ha annunciato che presenterà ricorso in appello all’Alta Corte di Lahore. «Temo che, come Asia Bibi, Qaisar e Amoon dovranno aspettare anni per ottenere giustizia», ha spiegato il direttore del Claas per il Regno Unito, Nasir Saeed.

Dello stesso avviso è il domenicano James Channan, che parlando con Vatican Insider ha ricordato un altro caso di persecuzione, ossia quello dei coniugi Shagufta e Shafqat Emmanuel, condannati a morte con l’accusa, peraltro indimostrata, di aver inviato sms offensivi verso l’islam. «Shagufta era vicina di cella di Asia Bibi, ha condiviso con lei la sofferenza e anche la speranza della libertà e di una nuova vita». Padre Channan, responsabile del Peace Center, ha aggiunto: «I due sono innocenti. Li accusano di aver inviato sms in inglese, una lingua che, paradossalmente, i due non conoscono, essendo persone di umili origini. Qualcuno li ha incastrati, ma dovremo dimostrarlo in tribunale per salvare loro la vita. Tra l’altro a Shagufta, come avvenuto nel caso di Asia, è stata proposta la conversione all’islam come via brevis per ottenere l’assoluzione. Ma è una donna di profonda fede e ha rifiutato. Ora tocca a noi aiutarla».

Poiché la tensione in Pakistan rimane alta, nelle maggiori città del Paese (tra cui Islamabad, Rawalpindi, Karachi e Lahore) si stanno seguendo speciali misure di sicurezza. Come ha spiegato all’Agenzia Fides padre Mario Rodrigues, rettore della cattedrale di San Patrizio a Karachi, «i funzionari di polizia hanno assicurato cooperazione e pieno supporto per le celebrazioni del giorno di Natale. Agenti saranno schierati nelle chiese di tutta la città, specialmente durante le messe della notte di Natale e del giorno». Padre Rodrigues ha poi detto: «Dopo l’assoluzione di Asia Bibi, la situazione è molto delicata e nutriamo delle preoccupazioni. Stiamo pregando perché tutto vada per il meglio».


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