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L’appello dei sacerdoti americani in difesa dell’Humanae Vitae
NEWS 4 Luglio 2018    di Ermes Dovico

L’appello dei sacerdoti americani in difesa dell’Humanae Vitae

«Noi, sacerdoti e diaconi, nel cinquantesimo anniversario dell’Humanae Vitae, professiamo la nostra totale accettazione dell’infallibile insegnamento magisteriale ordinario contenuto in questa storica enciclica papale». Inizia così il nuovo, importante appello a sostegno dell’Humanae Vitae (25 luglio 1968), l’enciclica di Paolo VI sul significato unitivo e procreativo dell’atto coniugale, scritta dal pontefice in piena rivoluzione sessuale e che a 50 anni di distanza manifesta tutta la sua portata profetica. L’appello – pubblicato sulla piattaforma di petizioni online di Life Site News e firmato, al momento in cui scriviamo, da 101 religiosi – è stato predisposto dal ramo statunitense della Confraternita del clero cattolico, la cui voce si aggiunge all’analoga iniziativa in difesa dell’enciclica di papa Montini, sottoscritta tra maggio e giugno da circa 500 sacerdoti britannici.

Gli ecclesiastici americani scrivono che «il beato Paolo VI ha solennemente riaffermato la perenne dottrina che l’amore coniugale è essenzialmente e necessariamente orientato all’amore e alla vita. Inoltre, tutti gli atti sessuali fuori dal matrimonio o non disposti all’unità e alla procreazione sono intrinsecamente cattivi e quindi sempre peccaminosi». La Confraternita del clero cattolico ricorda che la storia dimostra quanto fossero veritiere le parole di Paolo VI: «Dal 1968, il dissenso di alcuni teologi rispetto a questo insegnamento ufficiale e la non adesione di molte persone hanno accelerato le tremende previsioni del Papa che la promiscuità, la pornografia, il divorzio, le seconde nozze, la fecondazione artificiale e i rapporti contro natura sarebbero proliferati. La contraccezione ha contagiato la società con una cultura di morte che vede l’aborto non come l’omicidio di un innocente non nato, ma piuttosto come una mera scelta personale. Il matrimonio, la famiglia e perfino il genere sessuale sono stati reinventati e distorti».

L’intervento di questi pastori è prezioso perché aiuta a fare luce su una verità che il mondo e certa teologia modernista, slegata dalle Sacre Scritture e dalla Sacra Tradizione, cercano di oscurare, con grave danno per la società e le anime. Cinquant’anni fa molti prelati si ribellarono all’insegnamento solenne di Paolo VI, che soffrì molto per l’ostilità interna alla Chiesa e non pubblicò nessun’altra enciclica per i successivi dieci anni del suo ministero petrino, e oggi l’aperta ribellione sta riprendendo vigore, dopo essere stata sopita durante i pontificati di san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

È noto che sono in corso dei tentativi di minare le fondamenta dell’Humanae Vitae attraverso la cosiddetta etica della situazione, già provvidenzialmente confutata da papa Wojtyla nella sua Veritatis Splendor. Uno dei teologi più attivi in questo senso è don Maurizio Chiodi (da alcuni mesi membro ordinario della Pontificia accademia per la vita, guidata da monsignor Vincenzo Paglia), il quale è arrivato a sostenere, cercando un appiglio interpretativo nel capitolo VIII dell’Amoris Laetitia (il capitolo al centro dei dubia presentati nel 2016 da quattro cardinali, a cui papa Francesco non ha finora dato risposta), che la contraccezione sia «responsabile» in determinate circostanze, tentando un’impossibile conciliazione tra bene e male, che si basa sulla pretesa di negare l’esistenza di norme morali assolute. Il che è come negare Dio e la sua eterna Sapienza.

Per questi motivi i sacerdoti americani hanno voluto riaffermare la necessità di sostenere l’enciclica di Paolo VI, la cui canonizzazione è in programma per il prossimo 14 ottobre: «Noi ci impegniamo di nuovo a difendere l’Humanae Vitae poiché essa è fondata sulla Legge Morale Naturale e sul Magistero della Chiesa. Noi, inoltre, temiamo l’intrusione dello stato e dei poteri secolari nell’interferire con la Divina Giustizia promuovendo e perfino obbligando ad atti contrari alla santità della vita, al matrimonio e alla famiglia». Dopo aver esortato tutti i chierici e i fedeli a unirsi alla vigorosa difesa dell’Humanae Vitae, «per il bene comune della stessa umanità», la Confraternita del clero cattolico ha concluso l’appello così: «Respingiamo i tentativi dei governi e di altre istituzioni di obbligare le persone, specialmente quelle bisognose, ad abbracciare una mentalità e un comportamento contraccettivi come prerequisito per ricevere un’assistenza caritatevole». Un riferimento non troppo velato a quanto fanno nel Terzo Mondo alcuni governi occidentali, insieme ad agenzie dell’Onu e determinate ong, che subordinano gli aiuti alle popolazioni all’accettazione da parte di queste delle politiche per il controllo delle nascite.


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