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21.12.2024

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Al timone
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2 Luglio 2018

Al timone

Carissimi lettori, la navigazione continua. Per me è un onore e una gioia assumere la responsabilità di dirigere la rotta del Timone, sperando di avere il vostro aiuto e sostegno. Perché il Timone è innanzitutto il vostro mensile e a noi è dato il compito di renderlo sempre più interessante, nel farlo abbiamo solo una stella polare: essere sempre pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi; come insegna l’apostolo Pietro, che divenne pescatore di uomini grazie all’incontro con Gesù, il Signore.

Perché credere «non è da cretini», ha detto Vittorio Messori, una delle colonne della nostra rivista. Perché la fede o si fa cultura, oppure «è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta», come ha insegnato Giovanni Paolo II. Ecco, cari lettori, il Timone continuerà a proporre un giudizio sull’attualità e sulla storia, dentro e fuori la Chiesa, per mostrare che i cattolici non sono alieni al mondo, ma lo abitano da protagonisti in quanto portatori di una notizia unica. La fede non è un sentimento, né una forma di sociologismo, ma è un assenso ragionevole a un fatto da cui origina un modo unico di stare al mondo.

Abbiamo qualcosa da dire e continueremo a farlo con franchezza, «rispetto e retta coscienza», con la speranza di rivolgerci a sempre più lettori. Per dimostrarvi l’impegno che tutto l’equipaggio sta mettendo nella navigazione, vi annuncio che da settembre il Timone avrà un numero in più, non saranno più 10 numeri all’anno, ma 11.

I timonieri che mi hanno preceduto alla guida sono sempre qui, sul ponte della nave. Al fondatore Gianpaolo Barra, e a Riccardo Cascioli, va il mio grazie, innanzitutto per la fiducia che mi hanno dato. E anche per aver accettato di continuare a far sentire la loro voce in uno spazio tutto nuovo che trovate a pagina 7.

Quei lettori che seguono la rubrica “don Camillo sul crinale” possono immaginare quanto io sia particolarmente felice di iniziare con un numero dedicato a Giovannino Guareschi. Un uomo fatto e finito, che ha saputo essere capace di uno sguardo libero e ironico sulla vita perché autenticamente cristiano; un giornalista, un umorista e uno scrittore tra i più grandi del ’900 italiano. È nato e vissuto nella Bassa, un singolarissimo luogo geografico che lo sguardo di Guareschi ha trasformato in un Mondo piccolo e non in un piccolo mondo. Questo, a mio parere, è il vero segreto di Guareschi: la capacità di vedere l’universale nel particolare, di sapere che nel quotidiano si svela un Mistero che ci supera. E senza il quale la nostra piccola vita resterebbe senza le risposte fondamentali, quelle che danno senso all’esistere.

È così che ci mettiamo al timone, con uno sguardo che sappia puntare alle cose di lassù, dove c’è la causa, la fonte e il traguardo della speranza che è in noi.

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