È stato beatificato il 1 maggio 2018 sulla piazza della cattedrale di Sarlósboldogasszony in Ungheria, il sacerdote ucciso dai comunisti nel 1957 e conosciuto come martire dell’eucaristia. Quando era bambino il nuovo beato in una recita scolastica aveva impersonato il piccolo martire san Tarcisio, ucciso nel III secolo, durante la persecuzione romana, mentre portava l’Eucaristia ai malati. Il martirio di don Brenner ripropone proprio questo episodio.
János Brenner nacque il 27 dicembre 1931 a Szombathely, in una famiglia devota alla religione. Tutti e tre i figli, ricevettero la vocazione sacerdotale da Dio. Frequentò la scuola primaria episcopale di Szombathely, poi il liceo dei cistercensi a Pécs e il liceo dei Premonstratensi a Szombathely. Dopo la nazionalizzazione delle scuole, fece la maturità a Zirc come oblato cistercense e fu ammesso all’ordine come novizio, con il nome di Anasztáz. Dopo lo scioglimento degli ordini religiosi frequentò l’Accademia di Teologia di Budapest per un anno come studente civile, in seguito proseguì gli studi nel seminario di Szombathely come seminarista della diocesi di Szombathely. Dopo la chiusura del seminario proseguì gli studi teologici a Győr. Fu ordinato sacerdote il 19 giugno 1955. Il nuovo sacerdote cominciò il ministero pastorale a Rábakethely come vicario parrocchiale, dove svolse un’attività pastorale intensa, soprattutto tra i giovani. Il potere comunista, che perseguitava la Chiesa, non accettava tutto ciò e, a seguito della rivoluzione del 1956 ancora di più.
Durante la notte del 15 dicembre 1957 János Brenner fu allontanato dalla parrocchia, dove stava preparando l’omelia per il giorno seguente, con la scusa di un malato che aveva urgente bisogno di una cura pastorale. Raccolse in chiesa tutto il necessario per le visite dei malati, che comprendeva anche l’Eucaristia, e partì con un assistente per il villaggio di Zsida sul sentiero che attraversava la collina. Tra i due villaggi fu attaccato e brutalmente accoltellato 32 volte. La gente che viveva lì vicino chiamò il medico, ma era già tardi: il giovane sacerdote era morto. Anche se stava morendo continuava a proteggere l’Eucaristia con la mano sinistra. Fu sepolto il 18 dicembre nella cripta familiare della chiesa salesiana di san Quirino a Szombathely. Le autorità cercarono di mandar via i fedeli riuniti per il suo funerale e diedero il permesso per celebrarlo più tardi rispetto all’ora prestabilita. Sulla sua tomba si legge il suo motto dell’ordinazione: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio!».
Durante l’indagine contro gli assassini, i comunisti cercarono di intimidire gli abitanti della zona; probabilmente l’assassinio fece lo stesso. Tuttavia era impossibile cancellare la memoria del giovane sacerdote e la sua venerazione cresceva di continuo. Nel luogo del martirio del «Tarcisio ungherese», tra i villaggi di Rábakethely e Zsida, è stata costruita nel 1989 la cappella del Buon Pastore che commemora il sacrificio della sua vita. (fonte)
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