La vecchia legislatura ha accelerato la svolta sui temi antropologici. L’approvazione della legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), che ha aperto in Italia la porta all’eutanasia e con cui si è conclusa la legislatura, è stata soltanto la ciliegina sulla torta di un quinquennio disastroso per chi ha a cuore la dignità della persona umana. Si è avuta la forte impressione che il solo vero obiettivo dei governi succedutisi – da Monti a Letta, da Renzi a Gentiloni – fosse proprio quello di imporre una svolta antropologica.
Come affrontare da cattolici le prossime elezioni politiche del 4 marzo? Il quadro è piuttosto deteriorato e confuso e la scelta politica questa volta sembra presentare nuove e più gravi difficoltà. Per questo motivo serve una maggiore riflessione.
Ci sono dei principi non negoziabili che, proprio per questo, sono i confini che rendono umana la politica. Superati quei confini essa diventa pericolosa. Questi principi valgono ancora e mantengono la loro priorità anche in vista delle prossime elezioni politiche. Il mantenimento di questa prospettiva ha anche un valore strategico per ricostruire una presenza cattolica in politica degna di questo nome.
Come indicava la Congregazione per la Dottrina della fede nel 2002 «la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti» …
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