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Saranno beati i martiri di Algeria
NEWS 28 Gennaio 2018    

Saranno beati i martiri di Algeria

I 19 martiri d’Algeria saranno beati perché uccisi in odium fidei. Papa Francesco ha autorizzato il dicastero delle cause dei santi a promulgare i decreti per la prossima proclamazione di 23 nuovi Beati, tra cui 19 martiri uccisi in Algeria tra il 1994 e il 1996 in odio alla fede – come il vescovo di Orano Pierre Claverie e i sette monaci trappisti di Tibhirine – e una laica romena dell’Ordine francescano secolare. La Chiesa ha anche 2 nuovi Venerabili Servi di Dio.

Il 26 e il 27 marzo del 1996 sette monaci trappisti vengono rapiti da uomini armati. Si tratta di Christian de Chergé, Luc Docher, Christophe Lebreton, Michel Fleury, Bruno Lemarchand, Celestin Ringeard e Paul Favre-Miville. Il sequestro venne rivendicato un mese dopo da estremisti islamisti del Gruppo Islamico Armato (Gia). Il 21 maggio i terroristi annunciarono l’uccisione dei monaci, di cui sono state ritrovate solo le teste decapitate. Così scriveva nel suo testamento spirituale il priore frère Christian de Chergé: “Se mi capitasse un giorno (e potrebbe essere oggi) di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese. Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza e nell’anonimato”.

Papa Francesco ha ricordato la drammatica storia dei monaci di Tibhirine, nella prefazione di un libro, L’héritage (a cura di Christophe Henning, Paris, Bayard, 2016). “I sette monaci di Tibhirine – scrive il Santo Padre – sono stati assassinati dopo lunghi giorni di sequestro, vittime della lotta fratricida che dilaniava il Paese”. “Ma gli assassini – aggiunge il Papa – non hanno preso loro la vita: l’avevano donata in anticipo, proprio come gli altri dodici religiosi e religiose, tra i quali il nostro fratello vescovo Pierre Claverie, ucciso in Algeria durante quegli anni bui”. E ancora: “Siamo invitati ad essere a nostra volta segni di semplicità e di misericordia, nell’esercizio quotidiano del dono di sé, sull’esempio di Cristo. Non ci sarà altro modo di combattere il male che tesse la sua tela nel nostro mondo. A Tibhirine si viveva il dialogo della vita con i musulmani; noi, cristiani, vogliamo andare incontro all’altro, chiunque egli sia, per allacciare quell’amicizia spirituale e quel dialogo fraterno che potranno vincere la violenza”.

Fonte: Vatican News


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