Il 2018 non è soltanto l’anniversario del cosiddetto ’68, ma è anche il cinquantenario dell’enciclica Humanae vitae, l’ultima enciclica di papa Paolo VI, il documento del magistero più discusso della storia recente della Chiesa cattolica.
Fu pubblicato nel luglio del 1968, dopo una lunga gestazione, ribadendo la tradizionale dottrina della chiesa in materia di contraccezione e specificando l’inscindibile unità della dimensione procreativa e unitiva dell’amore coniugale. L’enciclica fu oggetto di critiche feroci, anche da parte di intere conferenze episcopali, così come fu attaccato lo stesso papa Montini.
Oggi, mentre una commissione di studio sta lavorando in vista del cinquantenario di Humanae vitae, vi sono interventi e approfondimenti che sembrano chiaramente far intendere come si voglia “superare” l’enciclica del no alla contraccezione. Il più esplicito a questo proposito è stato l’intervento del teologo Maurizio Chiodi all’Università Gregoriana di Roma.
L’intervento di Chiodi riapre una vecchia battaglia ecclesiale consumata proprio sull’enciclica di papa Montini, una battaglia a cui partecipò l’allora giovane monsignor Carlo Caffarra. Nel 1988, nel ventennale dell´”Humanae Vitae”, organizzò in Vaticano un famoso convegno, su indicazione di san Giovanni Paolo II, in cui accusò di “antiteismo” i teologi dissenzienti e reclamò provvedimenti disciplinari contro i vescovi che li autorizzavano a insegnare nelle rispettive diocesi. Di qualcuno degli eretici fece anche il nome, in particolare di Bernhard Haering, il più celebre dei teologi moralisti del post concilio. E questi reagì con una lettera aperta al papa, una specie di appello al disarmo: il papa metta un freno ai suoi moralisti di fiducia e li faccia smettere dall´accusare d´eresia i dissenzienti; a cominciare da Caffarra, che Haering giudicava in preda a “delirio teologico”.
Ma, tra Haering e Caffarra, Giovanni Paolo II non aveva dubbi, stava decisamente con Caffarra.
Proprio Caffarra al recente sinodo ordinario sulla famiglia, quello dell’ottobre 2015, ha tenuto un intervento in aula in sei punti che ha posto un freno all’avanzare delle istanze presenti nell’Instrumentum laboris al n. 137, quello che veniva già stigmatizzato da un appello firmato da diversi teologi moralisti (appello promosso da due professori dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, David S. Crawford e Stephan Kampowski). Quel paragrafo, dicevano i firmatari, cita l’ultima enciclica di Paolo VI, ma lo fa in «un modo che consente un’interpretazione gravemente erronea del suo significato». Il cardinale Carlo Caffarra, lo possiamo affermare per testimonianza diretta, aveva la stessa preoccupazione.
Nel video seguente, dedicato proprio ad Humanae vitae, dal minuto 20 circa, è possibile ascoltare dalla voce diretta del compianto cardinale Caffarra quale era la sintesi del suo pensiero sull’enciclica Humanae vitae.
https://vimeo.com/110057764
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl