Non di solo pane
di Angelo Scola
Cardinale Arcivescovo di Milano
Alimentazione, energia, pianeta, vita: su questi quattro pilastri si fonda EXPO 2015 che ha scelto per titolo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Un tema complesso che assume per noi il carattere di una provocazione radicale: ogni forma di vita ha bisogno di energia e l’energia viene fornita dall’alimentazione.
Ma a sua volta il modo di vivere e il modo di alimentarsi, così strettamente connessi tra di loro, insieme ad altri fattori sia naturali, sia riguardanti l’uomo, incidono fortemente sul pianeta. Al centro dei quattro pilastri la persona emerge come pilastro centrale, anche se non esplicitamente nominato nel titolo del grande evento che ci attende.
Puntare lo sguardo sulla persona all’interno del circolo vita-alimentazione-energia- pianeta permette di avviare una riflessione capace di sfondare le barriere ideologiche e gli opposti estremismi che, di fatto, tendono a polarizzare gli atteggiamenti teorici e pratici nei confronti dell’ambiente. Da una parte, una diffusa tesi del dominio (solidale con una certa concezione non equilibrata della dinamica capitalistica e tecnologica) si relaziona all’ambiente secondo una logica in un certo senso predatoria ad esclusivo vantaggio della sola vita umana; dall’altra, per reazione, una sorta di “sacralizzazione” altrettanto indiscriminata della biosfera (tipica di certe tendenze “ecosofiche” attuali) propone un cosmocentrismo in cui si predica un diritto paritario alla vita per ogni forma di vita.
Rimettere al centro la persona consente da un lato di evitare il rischio di tali derive estranianti, e dall’altro, in modo propositivo, di pensare un uso del pianeta responsabile e capace di cura creativa.
Con un’attenzione però: ripartire dall’uomo implica rivedere decisamente il paradigma economico e tecnologico. E viceversa: riformulare l’assetto economico-tecnologico globale è impossibile senza ripartire, non solo a parole, dalla persona e i suoi legami sociali.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2013, il Santo Padre Francesco ha ricordato con forza che «è uno scandalo che ci sia ancora fame e malnutrizione nel mondo! (…) (…) Che cosa possiamo fare? Penso che un passo importante sia abbattere con decisione le barriere dell’individualismo, della chiusura in se stessi, della schiavitù del profitto a tutti i costi (…) superando la logica dello sfruttamento selvaggio del creato e orientando meglio il nostro impegno di coltivare e custodire l’ambiente e le sue risorse».
Il Papa sottolinea il fondamentale risvolto antropologico della questione alimentare, riprendendo quanto sostenne già Benedetto XVI in Caritas in Veritate (27): «La fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali (…). Manca, cioè, un assetto di istituzioni economiche in grado sia di garantire un accesso al cibo e all’acqua regolare e adeguato…, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari…».
Il riferimento ai “bisogni primari” fa luce sulla realtà: l’attuale crisi alimentare non si spiega solo tramite aspetti di tecnica istituzionale, ma chiede di rivalutare il modo di concepire la vita umana.
Se si riduce il cibo a merce, a mero bene di consumo da fruire individualmente, si appiattisce anche lo spessore del bisogno primario di alimentarsi, che nell’uomo è sempre intrecciato al bisogno di legame, di ospitalità, di convivialità.
Solo in questo ampio orizzonte antropologico ha senso il richiamo alla solidarietà, alla cooperazione internazionale, a tutte le altre necessarie strategie economiche e politiche di redistribuzione, che rischiano altrimenti di restare pie intenzioni. â–
Timone 143 – Maggio 2015
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