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15.12.2024

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Renzi, la famiglia per nemico
3 Novembre 2014

Renzi, la famiglia per nemico

 
 
Dal divorzio breve alla fecondazione eterologa, dal riconoscimento delle unioni omosessuali alla spinta in Europa del movimento gay. Fa finta di sostenere la famiglia, ma il presidente del Consiglio lavora invece attivamente per distruggere l'istituto del matrimonio
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, ciò che è accaduto nel Consiglio dei ministri dello scorso 8 agosto dovrebbe averli definitivamente fugati. Cosa è successo infatti quel giorno? Che a sorpresa il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è presentato in Consiglio e ha posto il veto a un decreto legge teso a contenere i drammatici effetti della cervellotica sentenza della Corte Costituzionale che introduceva la fecondazione artificiale eterologa nel nostro ordinamento. Si ricorderà che il 10 aprile 2014, a proposito dell'ennesimo ricorso contro la Legge 40 sulla fecondazione artificiale, la Consulta ha fatto cadere il divieto di eterologa, ovvero di fecondazione con la donazione di gameti o ovuli da terza persona estranea alla coppia. A un male oggettivo -la fecondazione artificiale omologa, cioè all'interno della coppia – si aggiunge un ulteriore peggiorativo, che oltre al resto fa saltare anche la famiglia come "luogo" della procreazione. Da quel momento il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha cercato di trovare un accordo nella maggioranza per un decreto legge che – agendo sul fattore della sicurezza sanitaria – ponesse almeno dei limiti al ricorso a tale tipo di pratica. Accordo difficile, visto che il Partito Democratico – principale forza di governo – è in larga maggioranza favorevole alla liberalizzazione della fecondazione artificiale, ma alla fine il ministro ci era riuscita e già da giorni si dava per scontata l'approvazione del decreto legge in Consiglio dei ministri. Poi, il colpo di scena dell'8 agosto: Renzi blocca tutto con la scusa che dei temi etici si deve occupare il Parlamento e quindi – malgrado le assicurazioni contrarie – via libera ai centri privati e alle Regioni già pronte a sfruttare o favorire il business dell'eterologa.
 
Il para-matrimonio gay
Pressioni delle associazioni pro-eterologa o mero calcolo politico? Non si può dire con certezza, ma resta il fatto che il governo – ma dovremmo dire il presidente del Consiglio – conferma la propria ostilità alla famiglia naturale.
Tanto è vero che mentre rinviava al Parlamento la questione della fecondazione eterologa con la scusa dei "temi etici" che non spettano al governo – ma il decreto previsto parlava solo di problemi sanitari -, Renzi sbandierava la sua decisione di varare un decreto per legalizzare le unioni fra persone dello stesso sesso, un vero e proprio para"matrimonio" gay stando alle linee annunciate.
Il modello evocato dal presidente del Consiglio è infatti quello britannico, in cui alle coppie gay che rendono pubblica e registrata la loro unione vengono attribuiti tutti i diritti della famiglia naturale, ad esclusione dell'adozione. È evidente che, proprio sull'esempio britannico, si promuove un vero e proprio "matrimonio" tra persone dello stesso sesso, non chiamandolo inizialmente con questo nome: l'approvazione del "matrimonio" gay vero e proprio avviene in un secondo tempo, quando ormai l'opinione pubblica ha familiarizzato con l'idea. Ma l'elenco dei provvedimenti anti-famiglia che Renzi ha promosso o avallato è lungo, al punto che si può dire che nessun governo ha mai fatto tanto contro la famiglia. Certo, dobbiamo renderci conto che l'attacco alla famiglia viene da molte parti e riguarda molti argomenti, ma il presidente del Consiglio mostra di compiacere questi attacchi e vi partecipa con grande entusiasmo. Si tratta di  provvedimenti che hanno effetti diretti o indiretti o anche semplicemente di indirizzo culturale.

Rivoluzione del diritto di famiglia
È una manovra a tenaglia, letale per l'istituto del matrimonio. Non si tratta infatti, in un caso e nell'altro, di una semplice abbreviazione dei tempi di attesa che evita ulteriori liti e tensioni. AI contrario, è una vera e propria rivoluzione nel diritto di famiglia. Pur con l'introduzione del divorzio, il nostro ordinamento mantiene comunque una struttura per cui il matrimonio resta il valore positivo, e la concessione del divorzio una deroga per una serie di casi previsti. Per questo motivo è stato previsto un tempo lungo di ripensamento (all'inizio 5 anni, poi ridotti a tre) nel tentativo di recuperare il rapporto coniugale. Il sostanziale azzeramento di questo periodo, invece, pone ormai sullo stesso piano la decisione di sposare con quella di divorziare, lo Stato si proclama sostanzialmente indifferente. E con il decreto salva-liti si completa l'opera: il ricorso al giudice, infatti, nei casi di divorzio sottolinea l'aspetto pubblicistico del matrimonio, ovvero la sua rilevanza per la società e per lo Stato. Eliminando questo passaggio, il matrimonio viene ridotto a un mero contratto privatistico, ovvero un contratto fra le due parti come avviene per un qualsiasi contratto di compravendita. Viene quindi di fatto a cadere il riconoscimento della famiglia come società naturale, così come è definita dalla Costituzione italiana all'articolo 29.

 
La farsa degli 80 euro
Prendiamo ad esempio quello che finora è stato il provvedimento più significativo del governo Renzi, gli 80 euro in più in busta paga per chi ha redditi bassi. Ebbene, pure in questo caso si è deciso di penalizzare le famiglie, soprattutto quelle con figli: nell'assegnazione di questi 80 euro nessun riferimento al reddito familiare, così che due conviventi che lavorano potranno godere di 160 euro in più al mese (80+80), mente una famiglia con figli, con il solo reddito del padre avrà soltanto gli 80 euro. È solo un esempio, la lista è lunga tenendo anche conto che Renzi gioca su due tavoli: non è infatti solo il capo del governo, ma è anche il segretario del Pd, maggiore forza politica in Parlamento. E così per promuovere il divorzio-express manovra entrambe le leve. Da una parte, dopo l'approvazione alla Camera, spetta ora al Senato dare via libera al disegno di legge sul divorzio breve che ridurrà ad appena sei mesi il tempo di attesa per sciogliere il matrimonio (se consensuale) che potrà diventare un anno se ci sono dei figli minorenni. Dall'altra parte, nelle maglie del cosiddetto decreto salva-liti, varato a settembre, il governo ha inserito anche il divorzio tra le cause che si possono risolvere rapidamente con la mediazione degli avvocati senza ricorrere al giudice.
 
Comanda Scalfarotto
Da non sottovalutare poi le iniziative che hanno un valore di indirizzo politico e danno un segnale culturale chiarissimo. Parliamo ad esempio del voto negativo del governo italiano alla risoluzione a favore della famiglia votata al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Onu) lo scorso 25 giugno. Si trattava di un testo molto prudente, in occasione del XX anniversario dell'Anno Internazionale della famiglia, che recitava così: «La famiglia è l'unità naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato». Lo stesso concetto scritto nella nostra Costituzione, quasi parola per parola. Ebbene, l'Italia ha votato contro, giustificandosi con la volontà di uniformarsi alla posizione tenuta dall'Unione Europea. Ma come? Proprio il governo che ha a suo capo quel Renzi che un giorno sì e l'altro pure grida che non prende lezioni dall'Europa? E infatti in Europa si fa sentire e come, tanto che come Presidenza del Consiglio Europeo (quel famoso semestre in cui l'Italia, nelle intenzioni, doveva mettere tutti in riga) il nostro governo ha organizzato per il 28 ottobre a Bruxelles una conferenza di alto livello sul tema "Lottare contro la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere: prossime tappe nell'elaborazione delle politiche dell'UE e degli Stati membri". A parlare, ovviamente, tutti i principali leader europei omosessualisti e le principali associazioni gay, a rappresentare l'Italia il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ivan Scalfarotto. Sì, proprio lui, il promotore della legge liberticida sull'omofobia in attesa di approvazione al Senato. Ogni commento appare superfluo. •
 
Il Timone – Novembre 2014

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