Molti lettori del Timone sono seriamente preoccupati. Hanno a cuore le sorti della Chiesa, sono tra quelli che ancora considerano la "Gloria di Dio e la salvezza delle anime" la sola, vera ragione per la quale Gesù ha edificato la Chiesa e le ha affidato la missione di evangelizzare il mondo e poiché sembra loro che tale obiettivo sia ampiamente equivocato, anche in casa cattolica, vivono momenti di autentica inquietudine. Condivido la loro preoccupazione, lo confesso. Non è possibile negare che i nostri tempi stiano mettendo a repentaglio quella "salvezza" per ottenerci la quale Gesù è morto in croce. E questo pericolo investe ormai anche i nostri famigliari, parenti, amici e vicini. Dilaga l'opera di scristianizzazione che sembra inarrestabile. Forze avverse alla Chiesa conquistano posizioni: uomini e donne, popoli e nazioni vivono come se Dio non ci fosse. Altro che "Cristo Re" di tutto l'universo, come scriviamo nel dossier di questo numero.
La preoccupazione cresce perché sembra che molti, nella Chiesa, non solo siano incapaci di resistere e di recuperare posizioni, ma addirittura consapevoli o meno, questo non sta a noi dirlo – stiano "remando contro", favorendo quell'opera di "autodemolizione" di cui papa Paolo VI aveva preso amaramente coscienza.
Sorge spontanea una domanda: "Che cosa fare?". Alla quale si risponde dicendo che dobbiamo fare né più né meno ciò che han fatto in passato tanti fratelli che hanno tribolato nella vita, combattuto la buona battaglia, conservato la fede e conquistato quella che san Paolo chiamava «la corona di giustizia" (2 Tim 4,6-8)
È tutto lì: dobbiamo fare la nostra parte, nel luogo dove Dio ci ha posto e con i talenti che Egli ci ha dato («la buona battaqlia»), perseverare fino ai nostri ultimi giorni ("ho terminato la mia corsa») e non retrocedere di un millimetro nella promozione e nella difesa della Fede (“ho conservato la Fede”).
Se la preoccupazione è umanamente comprensibile, dobbiamo tuttavia essere così forti da non permettere che ansia, paura e sconforto ci sommergano. L’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Ratzinger, spiegava a Vittorio Messori, che chiedeva ragione di come potesse dormire tranquillamente vista la gravità dei problemi di cui si occupava, che non dimenticava mai che la Chiesa è di Gesù Cristo, il Quale ha promesso di guidarla, custodirla e conservarla fino alla fine dei tempi. Sono promesse del Figlio di Dio, dunque assolutamente certe, vere, sicure, indubitabili e infallibili. Sarà bene ricordarcene spesso.
Facciamo quello che Dio ci chiede. Quando Gli compariremo dinanzi, non ci chiederà ragione della salvezza dell'universo mondo, ma se avremo moltiplicato i nostri talenti.
E uno dei talenti che in questo frangente il Signore ci ha messo in mano è proprio "il Timone", che siete in tanti a dirmelo, cari lettori – è per molti un punto di riferimento importante nel marasma confusionario e autodistruttivo che ci circonda.
Nel numero scorso lanciavo una proposta: per quattro mesi, da settembre a dicembre, risparmiamo 10 euro al mese per regalare a Natale un abbonamento. Posso rinnovarvi l'invito?
Se ci date una mano, "raddoppieremo" questo talento moltiplicando gli abbonati. Ai quali assicuriamo – anche per il prossimo anno – il dono di cinque SS Messe alla settimana celebrate per loro. Anche così, combatteremo la buona battaglia, perseverando fino alla fine, conservando la Fede e … guadagnandoci il Paradiso.
Il Timone – Novembre 2014