«Il timore di Dio è salutare e la misericordia del confessore verso il penitente sta nell’aiutarlo a proporsi di non peccare più. (…) Chi ha premura per le anime istruirà, correggerà, ammonirà, secondo il bisogno. Forse il confessore che appare troppo comprensivo, benigno, indulgente, concorre a non fare il bene dell’anima che è ricorsa a lui. Ars artium cura animarum. San Basilio, oltre a raccomandare di cercare i confessori esperti, come i medici, invitava a non riferirsi a Dio solo per la metà del lato misericordioso, ma anche al lato di giustizia, per non rischiare di creare un Dio complice. Sant’Agostino lamentava che questa vana speranza (di misericordia) ha ingannato e tirato in perdizione tanti. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori scrisse “… ne manda più all’inferno la misericordia di Dio che non la Sua giustizia (Deus non irridetur)”. San Cipriano scrisse: “… guardati che la misericordia di lui (il confessore) non sia stolta indulgenza, una pace vana e falsa, pericolosa per chi la dà e inutile, anzi funesta, per chi la riceve… Et misericordia eius timentibus eum. La misericordia è promessa a chi ama, ma anche teme Dio”. Così almeno mi insegnarono».
(Ettore Gotti Tedeschi, in La Nuova Bussola Quotidiana, 14/5/2014).
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«Regola generale di disciplina per i ragazzi sotto i dodici anni è: non chiedere, ma affermare. Se portate vostra figlia al parco e dopo un’ora vi accorgerete che è tempo di andare via, non chiedete alla bimba: “Tesoro, ora è tardi, penso che hai giocato abbastanza ed è ora di andare, va bene?”, ma piuttosto affermate: “Tesoro, dobbiamo andare via tra cinque minuti. È tempo di raccogliere le cose”. Non fare richieste, dunque, ma ordinare».
(Tonino Cantelmi – Marco Scicchitano, Educare al femminile e al maschile, p. 123).
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«È molto importante che nella Evangelii Gaudium il papa dica: “Noi siamo missionari, noi siamo una missione, io sono una missione”. Ogni cristiano dovrebbe dire così. Queste parole significano che io ho la possibilità di offrire agli altri l’incontro con l’amore di Gesù Cristo, con la sua verità, che porta alla gioia. Per papa Francesco – come per Benedetto XVI – la Chiesa non è un’organizzazione non governativa, oppure una struttura di animazione sociale che aiuta a risolvere qualche problema degli emarginati. Non è questo. La Chiesa è anzitutto colei che porta la presenza di Gesù Cristo».
(P. Bernardo Cervellera, PIME, in Medjugorje. Mensile di esperienze e cultura cristiana, anno IV, n. 3, marzo 2014, p. 51).
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«I sacramenti costituiscono un canale specifico della grazia e, per questo motivo, permettono un approfondimento dell’esperienza di Dio, in modo particolare nell’Eucaristia. Come bisogna valorizzare questo immenso dono di Dio agli uomini! Gesù Cristo aveva detto ai discepoli: “Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) ed ha compiuto questa promessa in modo particolare nel dono di Se stesso, nell’Eucaristia. Sine dominica non possumus! La nostra deve diventare una vita eucaristica, dove ciascun momento della giornata è un prolungamento della santa Messa. In secondo luogo, la vita del cristiano, a causa della debolezza a cui è soggetta, ha bisogno del sacramento della riconciliazione. La confessione è un vero balsamo che allevia il dolore dell’anima e le restituisce la salute e la gioia di vivere e di lottare; dona fiducia nuova ed energia. La confessione, inoltre, è un grande aiuto nella formazione della coscienza».
(fr. Francisco Thierry Andrade icms, in Maria di Fatima, n. 4, aprile 2014, p. 15).
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«Il sacerdote, come pastore, ha il dovere di insegnare la totalità della fede al suo gregge e deve predicare in forma completa gli insegnamenti della Chiesa su vita e famiglia. La presentazione in forma parziale della dottrina cristiana porta a una visione distorta della fede che non conduce alla salvezza. I laici cattolici e soprattutto i governanti e i politici devono agire in conformità con la fede che dicono di professare, non devono mai promuovere o votare leggi che siano contrarie alla legge di Dio. Un Cattolico che voti a favore dell’aborto, come ha spiegato in molteplici occasioni il Cardinale Raymond Burke, secondo il can. 915 del Codice di Diritto Canonico, non dovrà essere ammesso a ricevere la Santa Eucaristia. Qui, dobbiamo capire bene che non è la Chiesa che lo sta escludendo, sono le sue azioni pubbliche incoerenti con la fede che lo escludono».
(Mons. Ignacio Barreiro Carámbula, in Pro Vita, n. 16, feb 2014, p. 7).
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