Cinema. Il caso Thomas Crawford

Regia di Gregory Hoblit

2007 – 113 minuti – colore

Dubbi

Ci sono film, anche di un certo valore artistico, che non possono essere consigliati. I motivi sono numerosi e i più vari: eccesso di volgarità, e non solo verbale, falsità storiche, faziosità ideologiche, mancanze morali; insomma, si potrebbe continuare a lungo ma il problema è che sempre più spesso ci si imbatte in pellicole che non hanno i requisiti della visibilità. C’è un film che mi crea dei problemi sul giudizio finale, e devo ancora capire se sono io che esagero o se effettivamente il messaggio finale non è dei più corretti: sto parlando de Il caso Thomas Crawford.
Un ricchissimo industriale, molto innamorato della moglie, scopre che lei lo tradisce. Un pomeriggio lui torna a casa e la uccide. Subito arrestato e processato, poco a poco riescea smontare tutte le prove che si erano venute a creare contro di lui.
Prima di tutto, non crediate che vi abbia raccontato tutto il film, visto che le cose che ho descritto si svolgono praticamente nei primi dieci minuti dello spettacolo. Ma il problema dov’è? È che il marito assassino non riesce ad essere particolarmente antipatico, a tal punto che quasi si parteggia per lui, e questo non va bene. Si pone proprio un dubbio etico. Creare confusione tra bene e male, facendo addirittura propendere per una soluzione positiva nei confronti dell’assassino, è molto subdolo. Il film, forse, tutti questi messaggi non voleva darli, ma voleva solo essere l’esempio più lampante nel teorizzare e mettere in pratica, il delitto perfetto. Lo svolgimento dei fatti che si viene a creare con la contrapposizione tra accusa e accusato è senza dubbio intrigante e, da un certo punto di vista, avvincente. Bravi gli attori e buona la regia che riesce, alla fine con pochi elementi, a tenere viva l’attenzione. Da vedere per capire se i miei dubbi sono infondati.